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Fabio Gallo si racconta: dal legame con Bergamo al calcio in Azerbaigian
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Una valigia di emozioni, gol e vittorie. È quella che Fabio Gallo ha chiuso appena qualche giorno fa quando è partito da Baku. Negli ultimi otto mesi ha vissuto in Azerbaijan in qualità di assistente di Gianni De Biasi, ct della nazionale. «Mi ha chiamato lui, che è stato mio allenatore a Torino», racconta Fabio Gallo a Grandhotelcalciomercato.com «Ero andato via a Potenza da poco e in Italia non puoi allenatore due squadre nella stessa stagione. Allora mi sono detto: perché stare a casa?». Palla raccolta al balzo e valigia pronta sui nastri dell’aeroporto. L’Azerbaigian è arrivato secondo nel suo gruppo di Nations League, alle spalle del Kazakistan, ma ha chiuso il girone in crescendo con gli ultimi due successi (contro Slovacchia e il Kazakistan capolista).

 

A Baku ha imparato a conoscere una cultura tutta nuova e un calcio tutto nuovo. «Lo definirei diverso rispetto a quello al quale ero abituato. Sicuramente più soft e con meno pressioni.  Soprattutto il campionato dove fino allo scorso anno non esistevano le retrocessioni». Insomma, tutto nelle mani - o nei piedi - del Qarabag che domina il campionato e porta il calcio azero in giro per l’Europa. «Ma qui ci sono tanti stranieri e in tanti hanno il doppio passaporto perché dopo 5 anni puoi giocare con la nazionale». Brasiliani, russi, macedoni, di tutto un po’ e Gallo ha imparato a conoscere un mondo nuovo e affascinate. «Ho visto un posto dove probabilmente non sarei mai andato. E sono felice di averlo fatto perché Baku è una città bellissima. Impari una mentalità diversa e una cultura diversa e quindi ti arricchisci. Inizi a parlare un po’ l’inglese. Certo, se lavori in nazionale non hai l’impegno quotidiano e per chi è abituato non è semplice. Ti limiti ad andare a vedere le partite nel weekend e i giocatori li vedevamo solo durante i raduni».

 

 

 

 


Dalle sue parole si intuisce un pizzico di nostalgia. «Certo, tornare in Italia sarebbe il massimo. E ci sto già pensando». Anche grazie all’aiuto dell’agenzia Giulianisportsltd che è alla ricerca dell’occasione giusta per ripartire. «La mia idea è molto chiara: senza tecnica non ci può essere calcio. Ho il vantaggio di venire dal campo, so quello che pensano i giocatori, quello che provano quando li lasci fuori, percepisco uno sguardo, un’arrabbiatura». Prima di volare a Baku, infatti, Gallo ha guidato il Potenza e prima ancora Ternana e Spezia. Ma soprattutto è stato un calciatore che ha lasciato tracce importanti. «Ricorderò sempre la favola Treviso. Mi sono ritrovato in C perché il Como decise di cambiare tutti. Insomma: era a un passo dalla Serie A e dovevo ricominciare tutto da capo. Ma fu bellissimo perché facemmo una vera scalata e in Serie A ci sono arrivato lo stesso». E poi Bergamo e l’Atalanta. «Con quella maglia ho segnato un gol storico alla Juventus. Sono entrato nella storia dell’Atalanta e ancora oggi quando sono a Bergamo e parlo con qualcuno ricordano sempre quel gol».


Poi, ovviamente, ci sono i maestri. Perché dietro ogni grande allenatore di oggi c’è sempre un grandissimo allenatore di ieri. «Lucescu a Brescia era già un innovatore. Era attentissimo alla tecnica: burbero e severo, ma quando ti dava tutto se stesso». E non solo. «A Treviso il vice allenatore era Marco Giampaolo: faceva tutto lui. Ancora oggi ci sentiamo spesso e ci messaggiamo per scambiarci delle idee».

 

 

 

 

Idee che ha portato anche in Azerbaigian con Gianni De Biasi. «Lo avevo avuto come allenatore al Torino e da quel momento non ci siamo mai allontanati. Quando mi ha chiamato per volare a Baku è stato troppo facile accettare. Allenare è sempre stata la mia passione e mi piacerebbe tornare in Italia anche se mi rendo conto sia difficile. Dagli errori viene fuori esperienza. Certe volte devi essere un po’ più severo con te stesso anche nei rapporti con la società e pretendere». A cominciare dalla sua prossima avventura.

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