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Lorenzo
Cascini

Fabregas, tra sogni proibiti e occasioni oltreoceano. Il niño prodigio é in cerca di una nuova sfida
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Un paio di numeri, qualche tunnel e l’occhio giusto al momento giusto. “Questo ragazzino è un fenomeno, sembra Platini. Deve venire a Londra con me”. Detto fatto. È il 2003 e il signore che parla è Arsene Wenger, uno che di talenti in carriera ne ha scovati a bizzeffe sbagliando di rado. Anche questa volta farà centro. Già perché il niño in questione si chiama Cesc Fabregas, gioca nella cantera del Barça e ha lo spunto e la visione di gioco dei più grandi. “Andare all’Arsenal è stata un’occasione imperdibile, un treno su cui salire subito”. Colta al volo, il suo viaggio comincia così.  

 

 

 

La storia di Cesc è quella di un ragazzo che ha trovato la felicità a 1446 km da casa. È partito da Arenys de Mar, cittadina di 15mila abitanti a due passi da Barcellona, famosa per le dieci grandi torri che proteggono la città è affacciano sul mare. Ha scelto però l’Inghilterra, sponda Gunner, che è stata la sua casa per più di nove anni, per poi “volver a casa” nel 2011. La chiamata del Barcellona è impossibile da rifiutare. Suo nonno lo portò per la prima volta al Camp Nou a soli nove mesi e lui è sempre stato un tifoso blaugrana. Quindi non ci pensa un secondo, come dargli torto. E al primo colpo, con Guardiola allenatore, fa caccia grossa: il Barça vince Liga, Supercoppa di Spagna, Champions League, Supercoppa Uefa e Mondiale per club. Bacheca riempita, ma ci torneremo. Cesc dopo ha girato ancora: cinque anni e mezzo al Chelsea, poi il Monaco di Thierry Henry. Il suo idolo all’Arsenal. Si chiude un cerchio.

Si ma oggi? Fàbregas era senza squadra fino a poche ora fa, la scorsa stagione in Francia ha giocato pochissimo e ora si prepara alla nuova - clamorosa - avventura al Como in Serie B. Si era parlato di Italia, dal Lecce alla Sampdoria anche se sul web girano alcune voci su un suo possibile trasferimento in Australia. Una scelta che sarebbe simile a quella di Del Piero quando lasciò la Juve. Chissà.  

 

 

 

Aragonés, Del Bosque e un assist che arriva sul tetto del mondo. 

 

 

Luis Aragonés lo butta nella mischia senza guardare la carta d’identità. Della serie: “conta solo il talento”. Cesc, appena compiuti 19 anni esordisce e nel 2006 diventa il più giovane debuttante della storia della Spagna in un Mondiale. Questione di fiducia verso un ragazzino che gioca come un veterano. Il record nella roja è resistito fino allo scorso anno, infranto poi da Pedri negli scorsi Europei. Gioielli de la Masia al potere. Il momento più bello in nazionale però è uno e uno solo: Johannesburg, Sudafrica. Finale dei Mondiali contro l’Olanda, minuto 115. Fabregas inventa e serve Iniesta, che in diagonale porta la Spagna in paradiso. Il 115 diventerà poi un vino della Bodega di Don Andrès. Fotografie che segnano una carriera. Fabregas prima in nazionale aveva vinto l’Europeo del 2008, per poi vincere ancora nel 2012 a Kiev in finale contro l’Italia. In mezzo il Mondiale. Sarà protagonista sempre, giocando ovunque.  

 

 

 

Il punto di forza di Cesc in più di quindici anni di carriera è sempre stato lo spazio. Tempi di inserimento, incursioni e gol. Le caratteristiche sono rimaste le stesse di quando era un ragazzino che lasciava a bocca aperta Wenger e segnava a grappoli nelle giovanili Blaugrana. Fabregas è partito regista, per poi fare la mezzala, il trequartista o addirittura il falso nove. Geometrie, assist e si entra in area a finalizzare. Anche sui gol Cesc ha battuto record su record. È diventato il più giovane di sempre ad aver segnato in Premier con l’Arsenal e il secondo goleador più piccolo di sempre ad aver punto in Champions: cinque schiaffi al Rosenborg, Fabregas segna e fa due assist. Non ha neanche 18 anni. In due parole, Niño prodigio. 

 

 

Oggi il bambino è diventato grande. In carriera ha vinto tanto, ora ha 35 anni e aspettava un’occasione. Ovunque fosse, non importava. Quello che conta è il progetto. Cesc sa come si fa e non vede l’ora, proprio come successe in un pomeriggio spagnolo di quasi vent’anni fa. 

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