Le idee come ragione essenziale. Una conditio sine qua non costante della sua carriera. Anzi, del suo pensare e concepire l’essere allenatore. Una visione radicata e, a tratti, estrema che ha caratterizzato la sua storia. Spesso incompreso. Altre volte esaltato. Tra esoneri e grandi stagioni. Il Milan la possibilità più importante. Un appuntamento fallito. La Sampdoria un ritorno a casa per riaffermare la propria filosofia. Il filo conduttore in ogni caso sono sempre state loro. Le idee. E, d’altronde, non potrebbe essere diversamente per Giampaolo, il maestro.
Principi e pochi compromessi. Gioie e dolori: la storia di Giampaolo
“Sono nato a Bellinzona perché mio padre era muratore, mia madre operaia tessile. Poi sono tornati a casa, ci hanno fatto studiare e ci hanno insegnato che l’onestà e la serietà sono tutto”, raccontò Giampaolo in un’intervista a La Repubblica nel 2013. Uomo di principi. Valori e, appunto, idee. Prima di tutto. Come quella volta che Cellino lo richiamò sulla panchina del Cagliari. “Dignità e orgoglio non hanno prezzo” la frase con cui declinò. Principi che lo hanno reso ciò che è. Spesso poco incline ai compromessi. Vantaggi e svantaggi. La sua carriera è stata un inseguirsi di cadute e risalire. Buone stagioni seguite da esoneri. A mancare, a volte, la continuità. Difficile in un mondo del calcio come quello contemporaneo che di tempo ne lascia poco. Difficile per un allenatore che i risultati li vuole ottenere con il gioco. Con la sua filosofia. E così un alternarsi di gioie e dolori. Siena, Empoli, Sampdoria. Cagliari, Brescia, Cesena, Milan, Torino.
Milano e Genova: l’immagine del Maestro
Prendete una cartina. Milano e Genova. 119.18 km in cui si racchiudono le sfumature della sua carriera. Il Milan e la Sampdoria costituiscono, probabilmente, la rappresentazione più significativa della storia di Giampaolo. Da una parte una realtà che sa quasi di casa. Genova è la città in cui è rimasto per più tempo. Stagioni in cui ha trovato continuità. Di prestazioni, di risultati, di idee. Il Milan l’occasione della vita. Un’occasione durata troppo poco. Il calcio di tempo te ne lascia poco. Tre vittorie e quattro sconfitte. Risultati che valgono l’esonero. Al Torino altre difficoltà e un altro esonero. Ora la Sampdoria. Il ritorno a casa. Un amore mai finito: “La Sampdoria era ed è l’unica squadra per la quale io avrei potuto decidere di tornare ad allenare in corsa e alla fine infatti ho deciso così. Avevo altre opportunità ma io avevo già resettato. Sarei ripartito con idee e progetti nuovi nella nuova stagione. La Sampdoria sfugge a questa logica, sarei tornato solo per i blucerchiati”. Perché tornare a Genova è come “riprendere il filo di un discorso”. Un discorso scritto con le sue idee.