Dei trofei che ha vinto in panchina, abbiamo parlato molto. Ma se Guardiola in una panchina non ci fosse mai andato? È questione di sliding doors, ma di quelle davvero grosse. Ve lo immaginate Pep direttore sportivo? Nel 2003 avrebbe potuto essere così.
Era appena terminata la sua esperienza nel Brescia, e davanti al centrocampista si stavano aprendo due strade: quella di continuare a giocare (e di lì a poco sarebbe andato in Qatar) o quella di entrare nei quadri dirigenziali del club che gli ha dato tutto, il Barcellona. Guardiola, infatti, aveva deciso di appoggiare Lluis Bassat alla candidatura come nuovo presidente dei blaugrana. Riavvolgiamo il nastro.
Come Guardiola avrebbe potuto diventare direttore sportivo
A febbraio 2003, il contestatissimo Gaspart rimette il suo mandato, che viene affidato ad interim a Enric Reyna. Il 15 giugno si vota: Bassat, famoso pubblicitario e grande uomo di comunicazione, è tra i favoritissimi rispetto ai sei candidati (record nella storia del Barça). Nella giunta direttiva presentata, figurava – senza mai esporsi pubblicamente – anche Guardiola. Come direttore sportivo.
L’allenatore designato è Juan Manuel Lillo, che Pep stima da tempo e che sarebbe diventato la sua ultima guida da calciatore, in quella esperienza di 10 partite in Messico nel 2006, con i Dorados. Incroci che non sono poi così casuali, insomma.
A proposito di incroci: cosa succede, poi? Che Bassat, a sorpresa, perde le elezioni contro un rampante Laporta, che aveva già provato senza successo a diventare il presidente nelle elezioni del 2000, in coppia proprio con Bassat (a vincere è appunto Gaspart).
Come allenatore, Laporta prima incassa qualche “no”, poi affida la panchina a Rijkaard, che avrebbe dovuto essere in realtà il nuovo ds. Come Guardiola. Frank accetta nonostante la pochissima esperienza e di lì sarebbe cominciato il vero nuovo corso del Barcellona. Cinque anni soddisfacenti, prima di lasciare il posto a chi? Va beh, la risposta la sapete già. È nella storia.