Quale miglior posto per non farsi notare se non Montecarlo il giorno del GP? Un vip ad ogni angolo, una manna per fotografi e taccuini. Luciano Moggi scelse bene il luogo dove chiudere formalmente la trattativa per portare Zlatan Ibrahimovic alla Juventus. Era il 23 maggio del 2004, Jarno Trulli stava vincendo il suo primo e unico Gran Premio della sua vita e sulle vie del Principato l’obiettivo dei fotografi era ovunque tranne che su questioni di calciomercato.
Brad Pitt, Matt Damon e George Clooney erano ospiti speciali per presentare il loro film “Ocean’s Twelve”, Lionel Ritchie passeggiava per il paddock, Naomi Campbell accompagnava il suo Flavio Briatore e un giovane Roman Abramovic stava iniziando ad assaporare la notorietà da magnate del calcio. In questo dispersivo jet set, su un palco con vista sul rettilineo finale, c’era anche un giovane Zlatan Ibrahimovic insieme al suo agente Mino Raiola, Emerson e Maxwell. Tutti ospiti della Juventus.
Luciano Moggi li aveva tutti convocati il giorno prima all’aeroporto di Nizza. Era il suo scalo da Napoli per assistere al GP di Montecarlo del giorno dopo e non aveva voglia di perdere troppo tempo. Saletta riservata al Nice Côte d'Azur Airport e tripla trattativa - poi Maxwell fu scartato - per rinforzare la nuova Juventus di Fabio Capello. Una storia iniziata proprio in quella saletta, tra il fumo del sigaro di Moggi e l’abbigliamento sportivo di Raiola. Nel mezzo il giovane e timido Ibrahimovic, lontano dalla sicumera attuale, osservatore curioso della “guerra” di potere tra i due.
«Ma come ti sei conciato?», disse Moggi. «Sei qui per dare consigli di stile o per parlare di affari?» sibilò Mino di rimando, e fu lì che tutto cominciò. L’accordo lo trovarono a Nizza, il GP del giorno dopo solo una gentile concessione del direttore generale bianconero. Potere e comunicazione, diventati più chiari qualche settimana dopo. Infatti per portare Ibrahimovic a Torino serviva l’ok dell’Ajax che non era molto d’accordo a cedere lo svedese. Stallo. Che fare? Diamo un ultimatum all’Ajax, pensarono Moggi e Raiola. Come? Obbligandoli a scegliere tra il capitano Van der Vaart e Ibrahimovic.
Qualche tempo prima c’era stato un diverbio di campo tra i due, che per “motivi” di calciomercato diventò strappo insanabile. “O lui, o me” disse Ibrahimovic alla dirigenza. Lo stesso ultimatum che fece Jarno Trulli nel 2004 alla Renault. Ad Amsterdam non poterono far altro che scegliere il capitano e Ibra iniziò la sua storia vincente. Anche la Renault fece la sua scelta. Ah, l'altro si chiamava Fernando Alonso.
Ad Amsterdam non poterono far altro che scegliere il capitano, assecondando la volontà dello svedese e regalando a Capello e alla Juventus il suo attaccante.