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Redazione

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La cassetta impolverata e il giocatore sbagliato: l'arrivo di Inler in Italia
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Chi frequenta i corsi di Coverciano per diventare direttore sportivo, sa che prima o poi arriva una lezione con Walter Sabatini. I suoi aneddoti sono tanti, potrebbe raccontare le operazioni più incredibili, invece lui sceglie di partire dalla storia di un fallimento: “Dovete capire che ogni segnalazione va sempre verificata. Una volta io non l’ho fatto, ed è così che ho perso Inler”.

 

Avete presente il centrocampista ora all’Adama Demirspor? Per otto anni è stato un protagonista in Serie A: dal 2007 al 2011 con la maglia dell’Udinese; quindi, fino al 2015, con quella del Napoli. Insomma, una di quelle ennesime scommesse vinte dalla famiglia Pozzo, che quell’estate quasi per caso era riuscito a mettere le mani su un talento come lui. Il merito? Non ci crederete mai, ma è di Blerim Dzemaili. Proprio lui, il giocatore che qualche anno dopo sarebbe arrivato a Torino per poi passare al Parma, proprio al Napoli, Bologna e Genoa.

Sulla via di Zurigo

Incroci incredibili, ma ogni passaggio è fondamentale per comprendere queste dinamiche. Nella primavera del 2007, all’allora consulente di mercato dell’Udinese, Stefano Antonelli, arriva una segnalazione di un giocatore dello Zurigo: Blerim Dzemaili. L’informatore è fidato, bisogna andare a vederlo. Antonelli, accompagnato da Gerolin, parte alla volta della Svizzera per vedere una partita. Dzmaili gioca bene, ma al suo fianco c’è un ragazzino pelato, di origini turche, che fa innamorare il responsabile scout dell’Udinese. “Ci serve subito capire chi è il suo agente”.

 

Antonelli lo trova: è Dino Lamberti, italiano trapiantato in Svizzera, che con l’Italia però non aveva ancora fatto operazioni. Lamberti, dopo pochi giorni, riceve Antonelli: prima di tutto vuole conoscere il suo interlocutore, capire con chi ha a che fare. Lo accoglie quasi con diffidenza, non è convinto di portare il giocatore in Serie A. Poche settimane dopo, però, Lamberti è ospite dell’Udinese: visita le strutture, incontra il dg Pietro Leonardi e la famiglia Pozzo e si convince. È fatta.

 

Davvero? Sembra di sì, ma poche settimane dopo l’Udinese suda freddo. A inizio maggio, in una lussuosa villa veneziana, Gino Pozzo sta festeggiando il proprio matrimonio. Durante la cena, il telefono di Antonelli squilla: si apparta, torna visibilmente preoccupato. “Che c’è?”, gli chiede Leonardi. “La Lazio ha offerto il doppio a Inler”. “Chiama subito Lamberti!”. Detto, fatto: la parola data era però una, l’Udinese viene rassicurata e nel giro di pochi giorni presenta la domanda di pagamento della clausola rescissoria di circa 850mila euro. Quattro anni dopo, Inler verrà venduto a 18 milioni (per poi segnare un gol come questo). 

 

A distanza di anni, Sabatini ancora ci pensa. Aveva ricevuto una videocassetta da Oscar Damiani, l’aveva posata sulla scrivania e non l’aveva mai inserita nel videoregistratore. Quando lo fa, si innamora subito di Inler e lo vuole nella sua Lazio. Tenta il sorpasso, ma è tutto inutile. La storia, poi, la conosciamo. 

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