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Matteo
Moretto

La panchina al Barcellona e quanto lo pagò la Samp: Icardi, che story
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Una Hummer dorata sfreccia per i vicoli di Bogliasco, comune di Genova. Su poi giù, destra e poi sinistra, fino al centro sportivo della Sampdoria in via Guglielmo Marconi. I cancelli si aprono e i passanti, terrorizzati ogni volta, tirano un bel sospiro di sollievo.

«Estamos» è la vocina dolce, spagnola, che si sente dal lato del conducente non appena si spalanca la portiera dell’auto. Scende lei, Patri Rubio, una moretta piuttosto minuta, universitaria della Catalogna, con una faccia da brava ragazza. Dall’altra parte scende lui, Mauro Icardi, appena maggiorenne e senza patente ma pieno di talento: è un attaccante, numero 9, e arriva dal Barcellona, dove giocava e non giocava nei giovanissimi insieme a Sergi Roberto e Rafinha Alcantara. 

 

 

L’Icardi blaugrana è già più «9» rispetto a quello del Vecindario, squadra in cui ha giocato dal 2002 al 2008 segnando 384 gol in sei anni. Lì era più un «Totti» e sfornava anche tantissimi assist, in blaugrana diventa il «puntero» che tutti noi conosciamo anche se Guardiola non vuole promuoverlo in prima squadra e addirittura ne avvalla la cessione alla Samp qualche anno dopo.

Chi lo adocchia è il talent scout Riccardo Pecini che decide di andarlo a vedere durante un derby Espanyol-Barcellona B. Mauro sa di avere gli occhi puntati addosso e si dispiace perché parte dalla panchina. Perché più scarso degli altri? Macché. I motivi sono un po’ tattici (inizia l’era del «falso nueve») e un po’ strategici (Rafa Alcantara spesso titolare perché bisogna rinnovare il fratello). Va così. Icardi si scalda tutto il secondo tempo e ad una certa si volta verso Pecini e il suo agente, Marchione con faccia desolata. Entra gli ultimi cinque minuti e un semplice movimento a stringere verso l’area avversaria basta e avanza per far innamorare il dirigente della Samp. «Che punta!».

 

 

Nei cassetti degli uffici della Samp, in realtà, se ne parla molto bene già da tempo, i dossier sono firmati da Paratici che a Genova è cresciuto in coppia con Marotta fino a qualche anno prima. Icardi costa alla Samp appena 300mila euro, un affarone. Che all’inizio però fa a spallate con mille difficoltà e non solo per il clima freddo. In tanti lo chiedono in prestito per farlo giocare in B o in C, dalla Reggina al Viareggio, persino Giuntoli, che all’epoca lavora nel Carpi e può traslocare a Modena sognando la coppia Zaza-Icardi. E che si porterà dietro questo pallino fino a Napoli, provandoci quasi ogni estate. Mauro dice no a tutti perché spera nella grande occasione in serie A e la data da cerchiare in rosso sul calendario è il 26 settembre 2012, Sampdoria-Roma.

 

 

«Vieni, è il tuo momento!» gli dice l’allenatore, Ciro Ferrara, dopo che l’attaccante più esperto, Maxi Lopez, ha tirato quattro calci allo spogliatoio degli arbitri qualche giorno prima, contro il Torino, ed è stato squalificato per due partite. Mauro entra in corsa al posto di Estigarribia e non uscirà più, segnando 10 gol in campionato di cui 2, decisivi, in casa della Juventus. Proprio la Juventus dell’ad Marotta e del ds Paratici.

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