La telecamera si accende. Un sorriso spontaneo sul volto: “Eccoci, come stai?”. Parole che viaggiano tra l’Italia e l’Inghilterra: “Sono di Torino. Ora vivo a Londra da 7 anni”. Ricordi e radici. Immagini di quello che è stato e quello che è e sarà. La voce è quella di Luca Lagnese. Una vita divisa tra questi due paesi. Due storie legate in modo indissolubile tra di loro. Nella prima, gli anni alla Juventus, San Siro e il sogno di diventare un calciatore. Gli anni della giovinezza. Entusiasmo, spensieratezza e inesperienza. Nella seconda, oltre la Manica, una nuova pagina che si chiama “labakery”. La piena maturità come penna per scriversi il futuro. “La mia attività è stata una seconda possibilità”. Gli allenamenti con Capello e Ibra, ora ha aperto un suo bar a Londra. La notte del Trofeo Tim, il gruppo degli ’87, l’arrivo nella terra inglese e l’amicizia con Vieira. Cicatrici, rivincite, fuoco, consapevolezza. Tutti tasselli di un mosaico da tenere in mente. Torneranno in questo racconto. Coordinate per conoscere e vivere questo viaggio. Tra il passato nel calcio italiano e i rumori e i suoni londinesi: il viaggio di Luca Lagnese.
Emozioni
Una voce che racconta tanto. Sfumature e tonalità che racchiudono istantanee di vita profonde e vere. Il pallone come prima immagine. “Ho avuto la fortuna di fare 12 anni di settore giovanile alla Juventus. Una scuola di vita. Ho conosciuto ragazzi e allenatori che mi hanno fatto crescere come persona”. Un percorso, quello dell'ex difensore, che lo porta alla Primavera: “Nel ritiro estivo nel 2006 Deschamps mi fece esordire nel Trofeo Tim. Emozione unica. Ero contento perché con me c’erano altri ragazzi della Primavera. Stavamo vivendo un sogno insieme”. Contro il Milan, la sua squadra del cuore. A San Siro: “Dall’altra parte c’erano Nesta e Maldini, i miei idoli. Ho avuto la fortuna di avere la maglia del primo e di stringere la mano al secondo”. E un aneddoto speciale: “Dopo la partita tornammo a Torino. Chiellini mi portò a casa”. Diversi i ricordi. Istantanee nella memoria: “Gli allenamenti della mattina con Capello. Avevano tutti il massimo rispetto per lui. Ogni volta che parlava, regnava il silenzio Era la Juve di Ibra, Del Piero, Emerson, Viera, Cannavaro”. Il tentativo di rubare la palla all’attaccante svedese: “Con una ancata mi fece volare”.
Cicatrici
Qualche anno in Lega Pro, poi: “Diverse vicissitudini personali mi portarono a tornare in Piemonte e a scendere in D ed Eccellenza. Ma non avevo più la testa fame”. Un periodo buio: “È stato difficile”. Cicatrici. Il sogno di fare il calciatore che svanisce. “Quando capisci che non riuscirai a fare l’ultimo salto non è semplice. Dopo una vita di sacrifici, un sogno che non si realizza. Infortuni, persone sbagliate e scelte personali. Ma non ho nessun rimpianto o rancore”.
La forza di ripartire: “Sono stato bravo a buttarmi su un altro obiettivo”. Davanti agli occhi un sogno che finisce. Un sogno costruito nel tempo a cui dire addio. “A realizzarlo ci metti del tempo. Anni di sacrifici. Però devi essere in grado di metabolizzarlo. Capire se si vuole restare nella mediocrità oppure iniziare a lottare per nuovi obiettivi”. Già, gli obiettivi. Base essenziale per poter ricominciare. “Un percorso in cui cambia la maturità di una persona. Sentivo il bisogno di cambiare aria. L’Italia non mi dava più stimoli”. La ricerca di nuove sensazioni e avventure. Tornare a sentire il fuoco dentro. Il fuoco che ti muove Cicatrici da conoscere. Guardarle per accettarle. Accettarle per ripartire. Motivazione, ambizione, fame.
Oltre la Manica
L’opportunità di trasferirsi: “Francesca, la mia compagna, era andata a Londra. All’inizio feci avanti e indietro. La ringrazierò sempre”. Dopo un anno la decisione definitiva. Da Torino a Londra. Una metropoli di quasi 10 milioni di abitanti. Nuova vita, nuove sfide: “Siamo partiti dal basso. Tanti lavoretti. Una passione in comune, la volontà di seguirla. Aprire un nostro business”. Crederci, sempre. “Abbiamo capito che potevamo costruirci qualcosa”. L’apertura di “labakery” due anni fa: “Forse il periodo più difficile, vista la pandemia”. Lontano dall’Italia. Un passo alla volta, lottando. Visione, progettualità, caparbietà: “Giorno dopo giorno. Abbiamo imparato il mestiere sul campo. Siamo contenti”. Un bar, un locale caratterizzato da spirito e prodotti italiani. Nel cibo e nell'accoglienza. "Happiness is homemade", come motto.
Un locale in cui il calcio vive e resta una parte importante: “Abbiamo creato una grande community, anche con diversi italiani che sono qua”. Rapporti speciali: “Molti sono diventati amici con cui abbiamo condiviso esperienze”. Culture e radici diverse: “Ognuno ti insegna qualcosa. La diversità è una opportunità di crescita, educazione, scoperta. Nessuno va mai giudicato. Qui non ci sono pregiudizi, bensì rispetto reciproco”. Origini differenti. Storie di vita che si toccano, conoscono, uniscono. E Londra, di questo incontro di culture, ne è l’immagine più bella: “Ti dona tanto”. Nella cultura, nella società, nel calcio: “Lo si vede nelle partite e nel clima disteso che c’è anche tra avversari”.
Maturità
“Labakery per me è stata una seconda possibilità. Una possibilità troppo importante. Un percorso di vita fondamentale, dopo il mio percorso calcistico”. Con una differenza: “La maturità. La testa che ho ora a 35 anni è di certo diversa rispetto a quella che avevo a 18 anni”. La consapevolezza di ciò che si è stato e di chi si vuole essere. Con umiltà e ambizione. “Una grande soddisfazione e lo è ogni giorno. Ogni mattina mi ed è bello andarci a lavorare”. La volontà è quella di far diventare labakery sempre più un riferimento nella città. La strada è quella giusta: “Sacrificio e lavoro. Andiamo avanti”. Nella mente un disegno per il futuro: “Non fermarsi. Aprirne un secondo e un terzo. Londra, se c’è la volontà, ti dà grandi opportunità”. Fuoco. All’orizzonte, un ritorno in Italia: “Prima o poi”.
Labakery e Vieira
La gente che passa. I suoni di Londra come sottofondo. L’aria londinese. Umida, ma familiare. Un giorno, l’incontro. Vieira cammina per le strade di Londra e passa davanti a labakery. “Gli dissi che mi ero allenato con lui ai tempi della Juve. Ora abita davanti al locale”. Un legame: “Cliente abituale, ormai un amico. Mi ha permesso di assistere a diverse partite. Tra queste la semifinali di Fa Cup contro il Chelsea a Wembley. La prima volta nella storia del Crystal Palace”. E un appuntamento nel periodo dei Mondiali: “Mi ha invitato a cena. Una persona umile e disponibile”. Un amore per i biscotti torinesi: “Li adora. Va di quattro o cinque pacchi (ride ndr). Prima della vittoria contro il Leeds è venuto qua a pranzo. Gli ho portato fortuna”.
All'orizzonte, il futuro
Il passato come maestro: “Al calcio sarò sempre grato. Tanti gli insegnamenti. Dal rispetto per gli altri all’importanza delle regole e del gruppo. Una scuola di educazione alla vita”. Un calcio diverso da quello attuale: “Ho avuto la fortuna di vivere il calcio vero, quello di dieci anni fa. Ora è cambiato, troppi interessi economici e business. Si sono persi i valori. Ed è l’immagine dell’impostazione che è ormai propria della nostra società”. Poi un momento complicato nel dire addio a quel pallone: “Ho scelto. Scelto di non accontentarmi e lasciarmi andare. Mi sono posto degli obiettivi, accettando di (ri)partire dal basso e riprendere in mano me stesso”. Il ricordo di un gruppo speciale, quello degli ’87 della Juventus: “Ci sentiamo ancora. Abbiamo un gruppo WhatsApp. Da Giovinco a Lanzafame, passando per Maniero, Pisani e tutti gli altri. Un gruppo spettacolare”. Rapporti eterni. Segni indelebili nel cuore. “Abbiamo vissuto moltissime esperienze. Siamo cresciuti insieme”. Alcuni anni fa una cena per ritrovarsi: “Eravamo a Milano. Sembrava di essere ancora negli spogliatoi ai tempi della Juve. C’è chi ha fatto il calciatore, chi l’operaio. Chi è ha figli e chi no. Ma è stato come non essersi mai lasciati”. Il presente si chiama Inghilterra. Il presente si chiama labakery. Sfumature di una consapevolezza conquistata negli anni. La sua creatura, immagine del suo percorso. “Nonostante alcuni giorni siano grigi, continua a far brillare gli occhi”. All’orizzonte, il futuro. Il futuro di Luca.