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Lorenzo
Cascini

Talenti sprecati, meteore e tanti rimpianti. Gli acquisti più deludenti della Lazio di Tare
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Pensi alla Lazio di Tare e ti vengono in mente grandi colpi  come quelli di Milinkovic Savic o Luis Alberto. Operazioni da urlo. Poi in realtà ci sono tutti gli altri. Meteore, promesse mancate, quelli durati un anno o solo qualche partita. Da Morrison a Kishna. Alzi la mano chi se li ricorda tutti. 


RAVEL MORRISON  - Predestinato con qualità da vendere ma una testa matta. Alla voce “carriere buttate” il suo nome c’entra di diritto. Cresciuto nel settore giovanile dello United, Ferguson disse di lui che “era il sedicenne più forte del mondo”. Giocava con Pogba e si dice fosse più forte e pronto. Talento gettato al vento, ma la colpa è solo sua. Una volta in spogliatoio rubò gli scarpini a Rio Ferdinand e Rooney per far mangiare la sua famiglia. Semplicemente un pazzo. “Mi sono sempre trovato nel posto sbagliato con le persone sbagliate” - ha detto poi anni dopo. Anche Tare ci aveva creduto ma si é dovuto arrendere di fronte all’evidenza: “Ha un talento incredibile ma è completamente matto”. Scappava dal ritiro di Auronzo e non lo trovavano più. Risse, furti e aggressioni, non si è fatto mancare nulla. Qualità, giocate da campione in allenamento, in partita non ha mai lasciato il segno. Ci avevano scommesso anche West Ham, Sheffield e Qpr ma il copione è stato sempre lo stesso. Oggi gioca nel Derby County. Quattro presenze in Serie A e tanti rimpianti per quello che sarebbe potuto essere. Magari con un’altra testa.  

 

GAEL KAKUTA - Sembrava dovesse essere fortissimo e che la Lazio fosse la sua occasione di riscatto dopo tanti prestiti. Ballack lo vide giocare e disse di aver visto un fenomeno. Il Chelsea l’ha preso ma non ci ha mai creduto, poco spazio e tanto girovagare. Senza mai sfondare. Fu anche vittima di una brutta storia di furto d’identità. Poi la scommessa di Tare.È veramente forte, ci darà una mano”. Una presenza in Europa League e 5 minuti in campionato. Ventisei minuti in totale in biancoceleste. Sei mesi non proprio memorabili. Poi desaparecido. Oggi gioca in Francia nel Lens, dove era cresciuto. Il Chelsea aveva speso una cifra importante per portarlo in Inghilterra. Acquisto sbagliato. Era arrivato a Roma con l’obiettivo di non far rimpiangere Hernanes, appena andato all’Inter. Parentesi da dimenticare.  

 

EMILIANO ALFARO - Attaccante giramondo, con un passato in Serie A. Oggi non gioca più, troppi infortuni. Fu l’acquisto di Tare nell’estate del 2013. Tre milioni e mezzo e tanta fiducia. Sono solo 8 le presenze in campionato il primo anno, poi tante esperienze tra Thailandia e India. Alla Lazio stava sempre con il Tata Gonzalez, uruguaiano come lui. Ha legato anche con gli argentini, da Scaloni a Garrido, altre meteore biancocelesti. Fu lanciato da Reja, anche se senza fortuna. Finì fuori rosa nel 2013-2014. È poi tornato in patria, a Montevideo prima di dire basta. Li dove tutto era iniziato. 


BRYAN PEREA - Arrivato a Roma con grandi aspettative. “Mi ricorda Cavani” dirà Tare di lui. Invece neanche l’ombra del Matador. Aveva 20 anni e sembrava destinato a spaccare il mondo. La realtà dei fatti dice un anno e mezzo in biancoceleste, poche presenze e tante delusioni. Alla Lazio le cose non vanno, ma nei tantissimi prestiti non migliorano. Male a Perugia, in Francia con il Troyes e in Spagna con il Lugo. Ci proverà poi la Salernitana a dargli fiducia, ma mister Colantuono lo boccerà in ritiro mettendolo ai margini. Scartato ancora prima di iniziare. Un anno dopo gli scade il contratto e il sogno finisce. I gol in Coppa Italia resteranno il suo ricordo più bello con la Lazio. Ancora la segue in tv e dei vecchi compagni è ancora in contatto con Felipe Anderson. Oggi gioca in Colombia, nell’Indipendente de Santa Fe. Meteora.  

 

RICARDO KISHNA - “Daje Riccà, famme diventà matto” questo lo striscione esposto dai tifosi biancocelesti al suo arrivo a Fiumicino. Le cose poi non sono andate come ci si aspettava. Eppure l’esordio fu convincente: gol decisivo alla prima contro il Bologna. Fuoco di paglia. Poche presenze, tanti infortuni e un feeling mai sbocciato con Inzaghi. Fu mandato in prestito al Lille dopo due anni a dir poco deludenti. Fece parlare di se per l’arresto del padre, Dinesh Kishna, sorpreso nella sua casa al Fleming con 80 grammi tra hashish e marijuana. Poi la depressione, gli attacchi di panico e il buio. “Mi sentivo morire, è stato il periodo più brutto della mia vita” racconterà anni dopo ai media olandesi. Raiola, suo procuratore,  disse che era più forte di Pogba. Grande rimpianto di quello che poteva essere e non è stato. Oggi è tornato in Olanda, all’ADO den Haag in cerca di fortuna. Talento sprecato.

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