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Giovanni
Mazzola

Negri, quel trasferimento ai Rangers e il "rimborso Gattuso"
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Once a Rangers, always a Rangers”. Una frase significativa, quella che rappresenta la filosofia dei Rangers Glasgow: chi indossa questa maglia è sempre uno di noi. Lo sa bene Marco Negri, l’attaccante che fece sognare i tifosi a Ibrox Park con i suoi gol nella stagione 1997-1998. “Una volta che vesti quella maglia entri a far parte di una famiglia - ci racconta Negri - L’affetto va oltre ogni cosa. Recentemente sono tornato a Glasgow per una partita tra leggende e ancora mi chiedevano gli autografi, come se giocassi ancora. Si ricordano di tutti i gol”.

32 gol in 30 partite di campionato e quinto posto nella classifica della scarpa d'oro. Numeri che, però, non bastarono ai Rangers per il famoso “ten in a row”, il decimo titolo consecutivo. Una storia tornata d’attualità visto che la squadra di Steven Gerrard ha spezzato il sogno del “ten in a row” del Celtic, tornando a conquistare un titolo che mancava a Ibrox da dieci anni.

 

L'arrivo a Glasgow e l'incrocio con Gattuso

La storia di Marco Negri ai Rangers inizia a maggio 1997. Il club scozzese vuole dare un respiro internazionale alla propria formazione e, per rafforzarla, guarda in quello che è il miglior campionato: la Serie A. In difesa arrivano Porrini e Amoruso, rispettivamente dalla Juventus e dalla Fiorentina, oltre a Bjorklund, acquistato l’anno precedente dal Vicenza. A centrocampo c’è l’ex Roma Jonas Thern, mentre in attacco bisogna sostituire la leggenda Ally McCoist, autore di 251 gol con la maglia dei Rangers. Serve un “penalty box player”.

 

La storia che porta Negri in Scozia coinvolge anche Gattuso. I due sono compagni di squadra a Perugia, ma a marzo Rino vola verso Glasgow: “All’epoca i minorenni non erano vincolati, lui era andato su per allenarsi - racconta Negri - Non c’era una delibera precisa sugli spostamenti e Gaucci era molto arrabbiato perché era fuggito a zero uno di quei giocatori cresciuti con lui”.

Negri, ho speso tanti soldi affinché lei facesse la differenza, ma per noi e non per gli avversari”. È la frase che Guacci pronuncia una volta nei confronti di Negri che la differenza, alla fine, la fa veramente. 15 gol all’esordio in Serie A, gli occhi di alcune squadre italiane addosso, ma anche quelli dei Rangers che lo seguono dal vivo nella penultima giornata di campionato contro la Roma. Neanche a dirlo, Negri segna: “I Rangers mi individuarono come rimpiazzo di McCoist e, per placare l’ira di Gaucci, nel costo del cartellino c’era anche un ‘rimborso Gattuso’

La partita perfetta contro il Dundee

In pochi giorni Negri passa dal ritiro punitivo per la retrocessione del Perugia a vestire la maglia dei Rangers Glasgow. Un amore a prima vista, nato con lo sguardo su Loch Lomond: “Mi ospitarono lì, appena ho visto il panorama ho subito deciso - ammette Negri - Poi siamo andati a Ibrox ed era già affascinante vuoto. Il fascino dei Rangers e la vista su Lock Lomond hanno fatto la differenza. Inoltre, grazie alla mia voglia di competizione e di mostrare sempre qualcosa, volevo giocare la Champions e i Rangers mi hanno dato quella opportunità che difficilmente in Italia avrei avuto da protagonista, in quegli anni la Serie A era il top”.

E proprio in Champions avviene l’esordio, nelle Isole Far Oer, contro il GI Gotu: “La ricordo ancora benissimo. Ci sono tanti isolotti uniti da ponti o, più spesso, da traghetti. Era un continuo sali e scendi dai traghetti. Durante la strada ho visto per la prima volta le pecore sui tetti delle case, lì a brucare. Era un’atmosfera strana, ma è stato bellissimo perché ho segnato all’esordio”. E da lì non si ferma più, segnando nelle prime in dieci partite consecutive di Scottish Premiership e siglando cinque reti in un match, contro il Dundee United: “La partita perfetta, quella che sogni da bambino quando giochi tirando i palloni verso i garage che facevano arrabbiare le vecchiette - ammette Negri - Volevo dimostrare le mie capacità, è arrivata l’opportunità davanti a uno stadio sold-out e ho portato a casa il mio primo pallone”. Il tutto sfruttando anche i “room service” di Gascoigne e Laudrup che giocano alle sue spalle. 

 

L'incontro con Sean Connery

What happen to you?”. È quello che gli chiede il più importante tifoso dei Rangers, Sean Connery. Maledetto squash, una partita con Sergio Porrini che rovina la sua carriera. Nell’ultimo anno a Glasgow Negri ha l’opportunità di incontrare 007 in persona, ma spiegargli quanto successo è fin troppo complicato: “Volevo dimostrare di essere tornato quello di prima e spingo nelle partite prestagionali. Andiamo a Livingstone, ero sul lettino a fasciarmi le caviglie ed entra il presidente Murray con Sean Connery. Vengono nella saletta dove sono io e Connery mi dice: “What happen to you?”. L’ho guardato, volevo raccontarglielo perché ho passato veramente di tutto in quel periodo, ma ho pensato: ‘Anche se sei lo 007 più scaltro del mondo ci sarebbero troppe cose da raccontarti”.

 

Il presente: "Spero di ripetere l'esperienza di Udine"

Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Negri ha avuto la possibilità nella stagione 2017-2018 di lavorare al fianco di Massimo Oddo, all’Udinese. Collaboratore tecnico con focus sugli attaccanti:C’erano De Paul, Lasagna, Perica e Maxi Lopez. Credo che sia fondamentale in uno staff avere un membro dello staff che possa lavorare con gli attaccanti, così come esiste il preparatore dei portieri. Ho ricevuto ottimi feedback, sono ancora in contatto con questi giocatori che hanno apprezzato tanto questo lavoro. Ho avuto la controprova sul campo che questo funziona e che io lo so fare. Mi piacerebbe avere un’altra opportunità per far crescere gli attaccanti. Io ci credo molto, ma le figure nuove nel calcio fanno fatica a prendere piede. Sono però contento dell’esperienza di Udine e spero di poterla fare di nuovo”.

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