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Da Messi a Suarez: tutte le stelle che ha perso il cielo di Barcellona nell'era Koeman
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Ei fu il Barça. Con l'esonero di Ronald Koeman dalla panchina, si certifica un anno e mezzo di fallimenti costanti della squadra balugrana che non solo ha perso la Liga lo scorso anno, rimediato una figuraccia in Champions e, peggiore di tutti, ha perso le sue stelle più brillanti. Tutto è partito dal 14 agosto 2020 la sera in cui i catalani sono stati demoliti dal Bayern Monaco 8-2, quindi l'arrivo dell'olandese e la fuga generale dal Camp Nou, tra scelte tecniche e rinunce economiche. 

 
 
 
 
 
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L'addio al Dios

Non si può che partire dal miglior giocatore di tutti i tempi del Barcellona: Lionel Messi. La Pulce è stato costretto dalla Liga a lasciare il Camp Nou tra le lacrime per accasarsi al Psg. "Niente, non ce la facciamo. Pensavamo di poter avere più margini”, le parole di resa della dirigenza blaugrana quando il 5 agosto hanno comunicato il divorzio ufficiale con il loro Diez. 

 

Ma cosa prevede il salary cap della Liga che non ha chiuso un occhio nemmeno di fronte al sei volte Pallone d'Oro. 

  • Le retribuzioni per cessioni dei diritti d’immagine collettivi o individuali
  • Le quote della previdenza sociale
  • Gli indennizzi a carico dei club per la fine dei rapporti di lavoro
  • I costi per la retribuzione (o di altro tipo) di giocatori ceduti a titolo temporaneo ad altre società
  • Gli ammortamenti dei costi di acquisizione dei calciatori

Questo vuol dire che, in base a queste cifre che ogni club deve comunicare alla Liga, viene impostata la cifra limite per il monte ingaggi. Il salary cap, appunto, che non può superare il 70% del fatturato complessivo e che, in casa Barça, stanti le proiezioni arrivava addirittura al 110% rispetto al fatturato. Le stime, infatti, parlano di circa 600 milioni di euro contro i quasi 650 (lordi) di stipendi: oltre 300 milioni di euro in meno rispetto a due anni fa, all’epoca pre Covid. Sono calati gli incassi, sono lievitate le spese per provare a mantenere il Barça competitivo: con Messi, si parlava di quasi 50 milioni di euro lordi all’anno (25 netti). Una cifra impossibile da sostenere stante il regolamento degli spagnoli, che avevano aggiunto un ulteriore parametro: per un ingaggio extra di questo tipo, bisogna alleggerire i conti di 4 volte rispetto al costo dello stipendio. Vale a dire che per ingaggiare nuovamente messi, il Barcellona avrebbe dovuto tagliare i costi per 100 milioni di euro.  

L'addio del Pistolero

L'altro simbolo del Barcellona dell'ultimo lusto era il miglior amico di Leo Messi nonché spalla perfetta: Luis Suarez. Anche lui volatilizzato dal Camp Nou per andare a fare le fortune - leggasi Liga vinta da protagonista - all'Atletico Madrid. Ronald Koeman non l'ha nemmeno preso in considerazione al suo arrivo, via subito.

Un po' a sorpresa, anche per la dirigenza rojiblanca che ci ha lavorato sottotraccia per giorni e ha svolto un lavoro di convincimento davvero importante. Un David Villa bis. I blaugrana non avrebbero voluto rafforzare la concorrenza, hanno rallentato le trattative per quanto riguarda la buonuscita dell'uruguaiano ma alla fine hanno ceduto. Per un costo davvero sorprendente: 5 milioni di euro, tutti in bonus.  

Andata e ritorno di Griezmann

Arrivato con enormi aspettative, come erede designato di Neymar per ricomporre un tridente perfetto Antoine Griezmann ha fatto avanti e indietro con l'Atletico Madrid in due stagioni, nemmeno troppo fortunate a Barcellona. Altra operazione in uscita dettata dal profondo rosso dei conti blaugrana.

Pagata la clausola da 120 milioni di euro nell'estate 2019, le Petit diable è rientrato ai Colcheneros con la formula del prestito con obbligo di riscatto fissato a 40 milioni. Un'operazione definita con quasi due ore di anticipo rispetto alla chiusura del calciomercato, che in Spagna scatta alla mezzanotte. Griezmann ha firmato un contratto di due anni con opzione.

 Via anche Rakitic

A fare le spese della tagliola Koeman, anche Ivan Rakitic che dopo sei stagioni all'ombra di Montjuic con quattro campionati vinti e una Champions alzata al cielo - anche grazie a un suo gol - è tornato a Siviglia. Il Barcellona si è liberato dei quasi otto milioni di stipendio di  Rakitic, 'regalandolo' di fatto agli allora vincitori dell'Europa League. 

Un taglio economico che già risuonava più di un allarme  sulla nave Barcellona che stava cominciando ad affondare. 

 Lo svincolo di Vidal

A stretto giro dal collega di centrocampo, anche Arturo Vidal iniziò nel settembre 2020 le manovre per svincolarsi dal Barcellona e firmare con l'Inter. Il club blaugrana ne fu felice, passando al risparmio dei suoi otto milioni e mezzo di stipendio. 

 Nostalgia canaglia o voglia di futuro?

Piccolo off-topic. Per analizzare la caduta del Barcellona dall'Olimpo europeo basta confrontare i numeri di maglia dalla stagione 2014/15, quella dell'ultima Champions, con quella attuale

  • Numero 6: Xavi (2015), Puig (oggi)
  • Numero 8: Iniesta (2015), non assegnato (oggi)
  • Numero 9: Suarez (2015), Depay (oggi)
  • Numero 10: Messi (2015), Fati (oggi)
  • Numero 11: Neymar (2015), Demir (oggi)

Ma c'è un'altra chiave di lettura. Quella della rinascita, passando da ciò che il Barcellona sa fare meglio: ovvero coltivare la sua cantera. In Spagna si parla già di Xavi come successore, chi meglio di lui per trovare gli eredi della suo Barça stellare?

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