Il calcio perde l'uomo che scoprì Andrij Shevchenko. All'età di 85 anni, infatti, è morto Italo Galbiati, colui che, con un telegramma, convinse la dirigenza del Milan ad acquistare il Pallone d'Oro ucraino, vedendolo giocare in un match di Champions League con la Dinamo Kiev. Galbiati è stato giocatore e allenatore, in particolare dei rossoneri, rivestendo vari ruoli tra il 1980 e il 1998. E' stato, inoltre, lo storico vice di Fabio Capello.
Il telegramma su Shevchenko
E' il 5 novembre 1997 e Galbiati viene mandato dal Milan in Catalogna a seguire Barcellona-Dinamo Kiev, valida per la quarta giornata della fase a gironi di Champions League. In campo, gioca titolare un attaccante ucraino di 21 anni, che all'epoca era quasi uno sconosciuto: in 44 minuti di gioco, segna tre reti, regalando la vittoria alla squadra ucraina. Lo 0-4 di Rebrov al 79' arrotonda ulteriormente il punteggio. L'autore della tripletta si chiama Andrij Shevchenko.
Italo Galbiati decide di non perdere tempo e di mandare subito un telegramma alla dirigenza del Milan, allegando queste parole. "Giocatore fortissimo fisicamente - si legge nel testo del telegramma -, veloce, rapido nel dribbling. E' in possesso di fantasia, calcia bene con entrambi i piedi, fa gol, forte nel gioco di testa. Gioca su tutto il fronte d'attacco, sa chiamare la profondità come pochi giocatori. Considerando la sua giovane età sono rimasto impressionato per la sua facilità di gioco. E' un giocatore emergente".
Il telegramma si conclude con un consiglio che assomiglia ad un ordine. "Superfluo aggiungere altro: E' DA MILAN", scrivendo le ultime parole in maiuscolo, grassetto e sottolineato. Il giocatore, però, arriverà a Milano solo un anno e mezzo dopo per 41 miliardi di lire, nel corso di una trattativa tenuta segreta da Adriano Galliani per superare la concorrenza degli altri club europei.
Nel 1998-1999, infatti, il futuro Pallone d'Oro trascinerà la sua Dinamo Kiev in semifinale di Champions League: dopo il 3-3 in Ucraina nella partita di andata contro il Bayer Monaco (in cui Sheva segnò una doppietta), in Baviera il gol di Basler eliminò la squadra dalla competizone.
Al Milan, Shevchenko ha vinto tutto: uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italia, una Supercoppa Europea ma soprattutto la Champions League, con il rigore decisivo nella serie finale contro la Juventus il 28 maggio 2003 a Manchester, nell'unica finale tutta italiana nella storia della massima competizione europea. Si può intuire che Galbiati ci abbia visto molto lungo quel 5 novembre 1997...
Non solo Sheva: la carriera di Italo Galbiati
Italo Galbiati, però, non fu solo colui che scoprì Sheva. E' stato calciatore: pensate che fu lanciato nel calcio che conta dall'Inter (di cui è stato poi anche dirigente del settore giovanile) nella stagione 1958-1959, per poi vestire le maglie di Reggina, Lecco e Como. Da allenatore, invece, dopo una breve esperienza alla Puteolana, cambiò sponda di Milano, per diventare allenatore della Primavera del Milan nel 1980.
E' l'inizio di una grande storia d'amore con i colori rossoneri, dato che è stato allenatore e vice della prima squadra. Riportò il Milan dalla Serie B alla Serie A nel 1980-1981 e vinse la Mitropa Cup alla guida della panchina del "Diavolo". Fabio Capello lo volle come vice nella sua esperienza a Milano tra il 1991 e il 1996, nel periodo in cui il Milan salì sul tetto d'Europa e del Mondo. Galbiati seguì poi l'allenatore fruilano anche alla Roma, alla Juventus, al Real Madrid e nelle Nazionali inglese e russa.
Insomma, l'esperienza e il fiuto per i talenti non mancavano ad Italo Galbiati. Quell'esperienza che ha permesso al Milan di mettere le mani su uno dei calciatori più forti del XXI secolo: Andrij Shevchenko.
A cura di Giacomo Grasselli