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Paolo
Borella

La lezione di Fonseca e Luis Enrique per Mourinho
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Nulla viene dal nulla e nulla ritorna nel nulla”, parola di José Mourinho, che nella conferenza stampa di presentazione da nuovo allenatore della Roma cita Marco Aurelio. La visita ai Musei Capitolini di poche ore prima (prontamente postata sui social) e i primi giorni nella città eterna fra la vespa di Trigoria e la bellezza che lo circonda, evidentemente stanno facendo effetto.

Così Mou si è potuto improvvisare filosofo, regalando la più classica delle frasi ad effetto che tutti ricorderanno come istantanea del giorno del suo arrivo. “Non sono un pirla” e “I am a Special One” ormai sono vecchi ricordi, il presente ha tinte giallorosse.

A ricordarglielo, qualche istante dopo, ci ha pensato anche la prima domanda dei giornalisti: “Come pensa di reagire all’ambiente, alle radio, a Roma insomma?” Lo dicono proprio tutti, la Roma calcistica è difficile da affrontare, la pressione può schiacciarti fatalmente, magari solo pochi giorni dopo un successo. Il pubblico della Capitale perdona poco e anche Mourinho dovrà affrontare questa situazione.

Fonseca, le critiche e le bugie

L’ultimo a vedersela con ciò è stato Paulo Fonseca. Dopo la vittoria in casa dell’Ajax in Europa League dello scorso aprile, il portoghese ha sottolineato di come fossero state dette “tante bugie sui rapporti fra lui e lo spogliatoio. Il carattere forte dell’allenatore, che in pubblico ha sempre mantenuto grande serietà e compostezza, ha dato adito a tante discussioni. Specie per l’episodio di gennaio, che ha visto il portoghese togliere la fascia di capitano ad Edin Dzeko dopo una discussione fra i due. Anche nel suo addio, Fonseca è rimasto fedele ai suoi valori e ai suoi principi.  

L'esperienza romana di Lucho, fra sfortuna e pressioni

Un destino simile, quasi 9 anni prima, ebbe Luis Enrique. Il settimo posto e l’uscita ai preliminari di Europa League sancirono l’addio dello spagnolo alla panchina della Roma dopo una sola stagione. In quel caso però, fu l’allenatore ad andarsene, rinunciando anche a un anno di contratto. Ma il motivo è lo stesso: le pressioni e l’ambiente. Un rapporto partito male con i tifosi dall’esclusione di Totti nella sfida contro lo Slovan Bratislava si è logorato nella testa dello spagnolo. Nonostante lo stesso capitano della Roma, come confessato in “Un capitano” di Paolo Condò, non avesse mai disprezzato il lavoro di “Lucho”. Anzi, mentre lo salutava prima dell’addio, dovette trattenere le lacrime.

Non ho la forza di continuare per un’altra stagione, sono stanco e provato. Penso che non sarò in grado di recuperare le forze durante l’estate e non sarò in grado di motivare un gruppo”. Furono queste le parole d’addio dell’asturiano. 

I tifosi, che da una parte non lo hanno apprezzato a livello tecnico per gli scarsi risultati ottenuti, comunque lo stimano ancora a livello umano a distanza di anni. Anche se quello striscione: “Luis vattene da Roma. Si è liberato er posto ar Barcellona” suona quasi come un’amara condanna. Dato che l’allenatore farà il triplete e vincerà tutto in Catalogna con i blaugrana pochi anni dopo.  

La sostanza è che Mourinho è avvertito. A Roma ci sono pressioni diverse da molti dei luoghi in cui ha allenato e nonostante i ringraziamenti per il supporto ai tifosi non siano mancati nella sua conferenza, il campo dovrà parlare in suo favore per evitargli problemi di questo tipo. “Non sento la pressione. Non puoi mettermi pressione addosso, è impossibile” aveva detto Josè al Chelsea nel 2005 dopo aver vinto il suo primo trofeo con i Blues. 16 anni e tante esperienze dopo, la Serie A non vede l’ora di scoprire se nulla è cambiato.

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