Partito da Acri, diventato grande con le maglie di Lazio e Milan. Questa la storia di Giuseppe Pancaro, per tutti “Pippo”.
“Alla Lazio c’erano tanti Giuseppe (Signori e Favalli, ndr), così dissi a Erikkson che poteva chiamarmi Pippo. Da lì è nato tutto”.
La Lazio l’esperienza più bella della sua carriera, ma prima ci sono stati dei passaggi intermedi. Fondamentali e doverosi per la sua crescita. Cagliari è la prima tappa della sua carriera tra i grandi: “Venivo dall’Avezzano, avevo fatto un grande campionato di C2. Mi volevano sia il Foggia di Zeman che il Cagliari, scelsi i rossoblù. Sono stati 5 anni molto importanti per la mia crescita. Dall’esordio in Serie A, al gol in Coppa Uefa in semifinale contro l’Inter. Fu una grande soddisfazione. I primi due anni non sono stati semplici, poi sono entrato in pianta stabile nell’undici titolare”.
E le proposte non tardarono ad arrivare: “Ci fu un interesse di Trapattoni, che voleva portarmi al Bayern Monaco. C’era anche la Juve. Scegliere però la Lazio è stata la decisione giusta. Ho passato 6 anni bellissimi in biancoceleste. Mi convinse la voglia mostrata da Eriksson di avermi in squadra, quello fu un fattore decisivo”.
La Lazio, il primo scudetto e 6 anni indimenticabili
Il coronamento di un sogno. Una parentesi bellissima, probabilmente la più bella della sua carriera. Poi lo scudetto, un ricordo indelebile: “È stato meraviglioso. La città è completamente esplosa. Poi eravamo un gruppo fantastico, con un grande feeling. Era proprio un piacere arrivare nello spogliatoio, c’era il clima giusto”. Serenità, gruppo e spirito di sacrificio, gli ingredienti del successo di quella Lazio. Le richieste anche in questo caso furono tante, ma Pancaro non ha mai pensato di lasciare il club: “Avrei voluto chiudere la mia carriera in biancoceleste. Ho avuto offerte importanti, ma non ci ho neanche mai pensato. Stavo troppo bene per poter pensare di cambiare aria. La stagione successiva allo scudetto mi voleva il Middlesbrough, che si presentò con un’offerta economica importante ma niente in quel momento mi avrebbe convinto ad andare via”.
Il mondo Milan, tanti successi e quella finale di Istanbul ...
Poi è arrivato il Milan. L’interesse di Galliani e alcune scelte societarie della Lazio favorirono l’operazione. Quindi l’arrivo a Milanello e la scoperta di un mondo da cui “Pippo” rimase folgorato. Fu amore a prima vista: “Arrivai al Milan in seguito a uno scambio con Albertini. Lui a Roma, io a Milano. Appena arrivato in rossonero è stato incredibile. Un’emozione difficile da spiegare a parole, mi sono sentito subito a mio agio e a casa. Con Ancelotti allenatore ci siamo tolti tante soddisfazioni, dalla supercoppa europea alla vittoria dello scudetto. Giocare poi con San Siro pieno che ti acclama è un qualcosa di unico. Poi certo ci sarebbe quel brutto capitolo della finale di Champions League del 2005...”.
Liverpool-Milan,una partita che non sarà mai come le altre, soprattutto per chi era lì e ha vissuto le emozioni di quella notte: “È stato un incubo - racconta Pancaro - un qualcosa di inspiegabile. Eravamo a pezzi, però il saper gestire le sconfitte ti fa capire la grandezza di un club. Noi dopo la partita siamo andati tutti a letto, in silenzio. Non volava una mosca. Poi pian piano, a turno e senza darci appuntamento siamo scesi nella hall dell’albergo. Già tutti decisi a ripartire, a rialzare la testa fin da subito. Questione di mentalità. Infatti poi due anni dopo è arrivata la rivincita che tutti aspettavano”. Vittoria arrivata nel 2007 ad Atene, ancora contro il Liverpool di Benitez. Scherzi del destino.
Pippo e i suoi ex compagni hanno giocato con la maglia rossonera anche ad Anfield Road in una partita contro le vecchie glorie Reds: “Ho segnato anche un gran gol. Segnò anche Pirlo. C’era un’atmosfera pazzesca, i tifosi non smettevano mai di cantare. Sarà così anche stasera. Poi in quell’occasione purtroppo perdemmo, neanche a dirlo.. con gol decisivo del solito Steven Gerrard”. Proprio lui che diede il via alla rimonta in quella pazza sera di Istanbul.
Dopo il Milan ci saranno la Fiorentina e il Torino. L’ultima tappa sarà proprio in granata dove Pippo aveva iniziato, in primavera, pescato da Sergio Vatta. Per poi passare alla panchina. Un nuovo modo di guardare il calcio. Oggi infatti Pancaro fa l’allenatore, buttando un occhio al futuro e con uno sguardo al passato. Cercando di rubare qualcosa dai grandi maestri avuti in carriera, senza però mai rinunciare alla sua identità da dare alla squadra: “Ho avuto tantissimi grandi allenatori. Sono stato molto fortunato. Devo ammettere che ho studiato tanto, guardato tanto calcio. Credo sia fondamentale saper adattare le proprie idee alle caratteristiche del gruppo che si ha a disposizione. Bisogna diventare padroni di un’idea, per poterla poi plasmare a seconda delle circostanze in cui ci si trova. Ho tanta voglia di crescere, imparare e migliorare. La strada è lunga, ma ci sono abituato”. Impegno, costanza e dedizione. Prima in campo ora in panchina. Pancaro ha voglia di stupire tutti, ancora in una volta. Cambia solo la veste, non il carattere.