I candidati per la panchina dello Shakhtar? Erano tanti. Due dall'Italia. Uno poi ci è andato davvero, ed è De Zerbi. L'altro, quasi. Perché Vincenzo Italiano faceva parte di una rosa di allenatori adatti a sedersi sulla panchina ora affidata all'ex Sassuolo. Un bel riconoscimento per chi ha vissuto la sua prima Serie A, no?
A confermarlo è il direttore sportivo dello Shakhtar, José Boto, che nei suoi otto anni da dirigente ha istituito addirittura un'area scout per gli allenatori. "Sì, perché lo Shakhtar non è per tutti" ha dichiarato ai microfoni di Sky, nel giorno della finale di Champions League a Porto. "Noi abbiamo un nostro modo di giocare: era così con Fonseca, dovrà essere anche con De Zerbi. Nella lista c'era anche il nome di Italiano, era l'unico, insieme a Roberto, ad avere uno stile di gioco che piaceva a noi".
Perché, poi, De Zerbi? "Un allenatore, da noi, deve mettere il talento in cima a tutto. Avere la voglia di giocare a calcio senza paura, con le spalle larghe sempre: sia che giochi contro una piccola, sia che giochi contro Chelsea, Manchester City o altri. La palla dobbiamo tenerla noi".
Perché De Zerbi ha colpito lo Shakhtar
De Zerbi ha colpito perché "Vive il calcio 24 ore al giorno. Lo capisci subito, al primo contatto: è innamorato del gioco del calcio ed è una cosa che ci è piaciuta immediatamente", dice. L'avventura deve ancora cominciare, sarà bello seguirla. E dimostra che il calcio italiano (con la i minuscola o maiuscola) stia portando idee nuove.