Destini che si incrociano a distanza di anni. Strade che si potrebbero congiungere dopo paragoni e tanti attestati di stima. Anzi no. Questo è quello che sarebbe potuto succederebbe a Piatek e Shevchenko, con il polacco che è stato tentato da un grande ritorno in rossoblù. Ma alla fine ha prevalso la carriera al cuore, perché il progetto tecnico della Fiorentina ha convinto il Pistolero ad accettare la Toscana anziché tornare in liguria.
A Genova avrebbe potuto avere il suo idolo come allenatore, uno stimolo che lo ha tentato e non poco. I giorni di riflessione, pensando magari a quando faceva la mitraglia sotto la gradinata nord, sono durati poco. Emozioni che non torneranno. Lunedì 3 gennaio Genoa e Hertha Berlino avevano trovato l'accordo per il cartellino del giocatore, ma lo stesso attaccante aveva preso tempo per decidere. Nel frattempo si è insierita la Fiorentina che ha soddisfatto il club tedesco e Piatek ha scelto così la maglia viola nella serata di mercoledì 5 gennaio.
Per descrivere al meglio la situazione che si stava per delineare, bisogna scomodare Cocciante. “Era già tutto previsto”. Tutto scritto e seguendo il filo della storia i loro destini si sarebbero potuti incrociare ancora. Come lo fecero, seppur a distanza, nel settembre del 2018, quando Piatek con sei gol nelle prime cinque di A diventava il giocatore ad aver segnato più gol al primo anno in un nuovo campionato. Lasciandosi alle spalle proprio Sheva e Ronaldo il fenomeno. Entrambi fecero cinque su cinque, lui li superò facendone sei.
Krzysztof stupì tutti. Applausi, gol da urlo e tutti a bocca aperta. Andò poi al Milan, che fu proprio la squadra di Shevchenko, senza incidere come sperato. Nonostante una partenza incredibile con due gol al Napoli in Coppa Italia all’esordio. Lo stesso Andry lo definì il suo erede. “Ha un grande fiuto del gol. Ruba il tempo agli avversari, si smarca bene e sa segnare in ogni modo”. Parole al miele.
Piatek lo ha sempre stimato. Lo ha sempre visto come un modello e come fonte di ispirazione. Ora potrebbe averlo da allenatore e strappare consigli preziosi. L’Ucraino d’altronde è sempre stato, in un certo senso, la sua guida tanto da citarlo in post quando le cose non andavano per il verso giusto: “Come dice Sheva nel calcio i momenti favorevoli vanno e vengono”. Esempio. Ora potrebbe studiare da nove in rossoblù. Con la pistola pronta a sparare, esultando con il suo idolo che gli farà da guida. Stavolta da vicino.
Sheva glielo ha sempre fatto capire. Anche in quella chiacchierata nel 18 novembre 2020 dopo un’amichevole tra Polonia e Ucraina. “Se giocavi con noi ne facevi cinque”. Invece era il nove degli avversari e ne fece uno solo. Fare gol è sempre stata la cosa che gli è venuta meglio per farsi apprezzare. In ogni modo, di testa, di destro o di sinistro. Andry insegna. Movimenti, consigli e segreti. Piatek era pronto a imparare, bastava dire “si” alla proposta dei rossoblù. Ma non è mai arrivato. Questione di idoli, cuore e voglia di riscatto, ma anche questioni di progetto tecnico. Perciò Piatek ha scelto Firenze.