C'è un Massimo Cellino mangia-allenatori, che cambia Dionigi giusto due settimane dopo avergli rinnovato il contratto. C'è un Massimo Cellino che esonera Filippo Inzaghi e richiama Diego Lopez anche se Pippo è terzo in classifica. C'è un Massimo Cellino romantico, che si ricorda sempre dei suoi pupilli come Radja Nainggolan. La stima è, ovviamente reciproca: «Presidente, volevo ringraziarla per i saluti, per me lei è come un secondo padre», è la risposta del Ninja in uno scambio di messaggi.
Poi c'è un Cellino inedito, che fa mercato. Un personaggio mitologico, da scoprire, meno istinto e più riflessione, con tanti rituali da seguire in cui la scaramanzia gioca un ruolo chiave, se non determinante.
Qualche esempio, prendete nota: no a giocatori che provengono da squadre con la maglia viola, no a giocatori nati il giorno 17 o che comunque compongono questo numero attraverso vari incastri cifrati, no a giocatori che hanno il cognome che finisce per -ic, no a giocatori musulmani che osservano il ramadan. Il rovescio della medaglia è un bel via libera per quelli che hanno all’interno della loro data di nascita il 5 o il 32, considerati fortunati, o per quei sudamericani di talento che trasmettono una fortissima sensazione di bello estetico. E quattro sì, modello X Factor, agli obiettivi che hanno il suo stesso segno, Leone. Finita qui? L’attuale presidente del Brescia ama trattare di notte, ne è testimone la vicenda Suazo, quando il rivale è stanco e perde colpi, e non sopporta molto i giornalisti: le sue notizie devono saperle massimo tre persone (e col telefono...), altrimenti s’arrabbia e se esce il nome fa saltare tutto. Con questo modus operandi e un fiuto spiccato per la scoperta di talenti, Massimo Cellino ha trasformato il suo Cagliari, in quasi 22 anni di presidenza: 17 campionati di A e 5 di B, con il picco più alto nel ’94, quando raggiunge la semifinale di Coppa Uefa.