Arrendersi, forse per sempre, o rialzarsi. Lasciarsi trascinare dalle decisioni della vita o scriversi il proprio futuro. Un destino comune. Comunque a una squadra, la Sampdoria, e ai suoi nuovi uomini. Uno siede in panchina. Marco Giampaolo. Gli altri due in campo. Andrea Conti e Stefano Sensi. Un passato simile il loro. Un presente con una stessa missione. Milano da grande occasione si è trasformata in delusione. Variabili che si sono opposte nel loro percorso. Genova la realtà da cui ripartire. 119.18 km, quelli tra la città ligure e Milano, in cui si concentra tanto. Tutto. La partenza promette bene. 4-0 contro il Sassuolo. Entrambi in gol. Giampaolo in panchina.
La (rin)corsa di Conti
Difficoltà che si rincorrono. Quella voglia di correre più forte degli altri e non riuscire a farlo. Questione di infortuni. Questione di morale. Fermarsi e ripartire. Per rifermarsi un’altra volta. Complicato per chi è abituato a correre. Sempre. E Andrea Conti è tra questi. La fascia la sua casa. A Bergamo era di sua proprietà. Cresciuto nel settore giovanile nerazzurro è stato uno dei primi grandi talenti dell’Atalanta targata Giampiero Gasperini. Quantità e qualità. E tanti gol. Diventa una delle migliori espressioni di uno di quei ruoli che da lì a poco diverrà tra i più ricercati. L’esterno nelle squadre costruite sulla difesa a 3. Prestazioni che convincono il Milan ad acquistarlo. Un giovane su cui ricostruire e rifondare la storia rossonera. Entra in gioco il destino. I problemi fisici si susseguono. A mancare la continuità e ma fiducia. Il prestito a Parma e il ritorno al Milan. Ora il passaggio a titolo definitivo alla Sampdoria. Conti ha voglia di ripartire. Questa volta senza fermarsi. La maglia blucerchiata da portare in orbita.
Il mare di Genova vista Milano: la rivalsa di Stefano Sensi
Visione e intelligenza. Tecnica e qualità. Eleganza e personalità. Una presenza dominante nel centrocampo nerazzurro. Si sente e si vede, nonostante la statura. Lui è piccolo, ma appare un gigante. Lui è Stefano Sensi. Arrivato da poco all’Inter di Conte. Mani del centrocampo e motore della squadra. Non c’è tempo da perdere. L’occasione è unica. Gol e grandi partite. Su tutte quella al Camp Nou. Fili d’erba che di qualità ne hanno vista. Accarezzati da piedi educati e giocate sopraffine. Ma torniamo a quel piccoletto. Nei primi mesi è l’anima della squadra di Conte. Dopo iniziano gli infortuni. Si ripetono con quella regolarità che ti distrugge. Un appuntamento costante. Il tempo di riprendere ed eccoli, pronti a intervenire. Uno scudetto vinto ma non assaporato. Un Europeo perso a pochi centimetri dal traguardo. Altri sei mesi senza continuità. Un gol decisivo in Coppa Italia. La volontà del prestito alla Sampdoria. Nel mare di Genova l’orizzonte giusto da cui ripartire. Il rumore delle onde per tornare a disegnare sinfonie. In campo. Nella vita. Un nuovo inizio. Riconquistarsi l’Inter, ma prima di tutto il calcio e la carriera. E Giampaolo potrebbe essere il maestro perfetto. Amante della qualità. Intenditore della bellezza. Quella dell’inventiva di Stefano Sensi.