Non è Yaya ma è proprio a lui che si ispira: “È il mio idolo. Fisicamente siamo simili, facciamo lo stesso ruolo e abbiamo lo stesso cognome”. Parola di Abdoulaye Touré, centrocampista francese classe 1994 che è diventato a fine estate un nuovo giocatore del Genoa. Arriva dal Nantes: la squadra della città dov’è nato e cresciuto.
Chi è Abdoulaye Touré: il profilo
Touré è un centrocampista di contenimento e spinta. Un box to box che dispone di un’ottima tecnica individuale. L’ha imparata da solo, per le strade di Malakoff, un quartiere popolare di Nantes dove con gli amici passava pomeriggio e sera a giocare a calcio. Il suo rapporto con il Nantes inizia subito ed è speciale. Uno da ‘amore a prima vista’. Il primo allenamento della sua vita Touré lo fa con la squadra locale dell’USSA Vertou.
Ma al secondo era già al Nantes: “Quando andai a fare il mio primo allenamento di tutta la mia vita, ebbi la fortuna di avere come allenatore il fratello di un membro dello staff delle giovanili del Nantes. Gli deve aver detto ‘Ho un ragazzo che devi prendere assolutamente’, perché al mio secondo allenamento ero già al Nantes. Il primo anno mi hanno lasciato con il Vertou, quello dopo mi presero e da lì integrai il loro centro di formazione. Avevo 12 anni”.
Da quel problema al cuore fino all’esordio in Ligue 1 che lo mandò… dallo psicologo
Oggi Touré ha 27 anni. Con il Nantes vanta 162 presenze ufficiali, 9 gol e 10 assist. L’inizio però è stato difficile: da adolescente ha superato prove toste. La prima quando durante una normale visita medica prestagione lo fermarono: “Il tuo cuore batte troppo lentamente”. Carriera a rischio. Esami su esami, approfondimenti su approfondimenti: Abdoulaye Touré starà lontano dai campi per nove mesi. Poi per fortuna gli hanno dato il via libera e ha potuto tornare a giocare.
A 19 anni arriva l’esordio in Ligue 1, ma è di quelli da dimenticare: Touré entra in campo nella prima giornata contro il Bastia, al 67’. L’emozione è tanta: non aveva ancora firmato un contratto pro ma era già in campo coi grandi. Ventitré minuti, poi il fischio finale. Il Nantes vince, ma il Bastia fa causa: Touré non poteva essere in campo perché nell’ultima giornata del campionato riserve dell’anno precedente aveva preso una giornata di squalifica. Scoppia ‘L’affaire Touré’. Il caso andrà fino in tribunale, dove la sentenza sarà il 3-0 a tavolino per il Bastia e la revoca della vittoria del Nantes. Inizia un nuovo periodo difficile: “Mi sentivo in colpa, avevo fatto perdere la mia squadra e tutti parlavano di me solo per quell’episodio”. Per uscirne si farà aiutare anche da uno psicologo. Ma anche quell’episodio poi riuscirà a lasciarselo alle spalle e a voltare pagina.
La svolta con Ranieri
Poi l’arrivo di Ranieri nell’estate del 2017 e tutto cambia. Dopo la magica esperienza a Leicester (chiusa però con l’esonero), Sir Claudio torna su una panchina accettando la sfida di Nantes il giugno seguente. Rimane impressionato da Touré e lo lancia titolare. Non uscirà praticamente più dal campo: con Ranieri Touré gioca 36 partite e disputa la sua prima stagione piena. Quella del lancio definitivo. L’anno seguente con Christian Gourcuff (il padre di Yoann) prende la fascia di capitano e viene votato miglior giocatore dell’anno in squadra, superando Tatarusanu, Diego Carlos e Emiliano Sala. Già, Sala. Erano grandi amici loro due: “Avevamo un bel rapporto. Scherzavamo sempre e preparavamo le esultanze insieme prima delle partite. La sua morte è uno shock da cui non mi libererò mai”.
Adesso per Touré c’è la Serie A. Con il Genoa avrà l’opportunità per rilanciarsi, dopo che il Nantes per punizione lo aveva messo fuori rosa dallo scorso giugno: secondo il club francese, Touré aveva troppa voglia di andarsene. Non gioca una partita ufficiale dallo scorso aprile ma ora quest’altro periodo difficile è ormai acqua passata. La maglia del Genoa rappresenta il suo nuovo inizio. Ballardini in estate lo aveva detto: “Voglio giocatori esperti che possano aiutare i giovani ragazzi a crescere”. Per insegnare come si superano gli ostacoli, ora in rosa ci sarà un maestro in più.
A cura di Cosimo Bartoloni