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Lorenzo
Cascini

Chi è Veronique Rabiot, agente-mamma del francese. Tante storie di mercato, tra prese di posizione e litigate con tutti 
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Imporsi in un mondo come quello del calcio, governato e gestito dagli uomini non è facile, farlo come donna, come agente e in fondo anche come mamma, lo è ancora di più. Veronique Rabiot però, lo fa senza paura. Testa alta e pugno duro, sempre e davanti a chiunque. Mai un passo indietro. “Le cose si fanno come dico io”. Diktat. Parola di Mamma, anzi di agente. 

 

   

 

 Ci hanno combattuto in tanti, dal presidente del Psg ai dirigenti della Juve. Oggi è in piedi una trattativa con lo United che potrebbe portare Adrien a Manchester e che rappresenterebbe la chiusura di un cerchio. Più di dieci anni dopo. Già, perché Rabiot prima di esplodere con il Psg di Ancelotti andò in prova per qualche mese nell’academy del City. Poi un clamoroso dietrofront. “Voi non rispettate i patti e noi ce ne andiamo”. Parola del sergente, mamma Veronique. Gira i tacchi - letteralmente in questo caso - e se ne va, portandosi con se il figlio. A Parigi anche le cose andranno in modo simile. C’erano grandi incomprensioni con il giocatore, che voleva più spazio e che non era contentissimo della sua collocazione tattica (capitava che gli veniva chiesto di fare il regista, quando lui preferiva fare la mezz’ala e buttarsi negli spazi), ma sembra che la causa fosse anche che il ruolo di Veronique non era visto di buon occhio. Troppo presente agli allenamenti e troppo pressante, queste le accuse. Lei però se ne è sempre fregata. Risultato? Rifiutata ogni offerta da Parigi per il rinnovo e accordo con la Juve con un super stipendio al giocatore. Comanda lei, non si scappa. 

 

 

 

 

Ha sempre scelto lei, anche quando si trattava di prendere decisioni difficili o delicate. Senza paura dei commenti, dei giornali o delle radio. Come successo prima dei Mondiali del 2018, tra l’altro poi vinti dalla Francia di Deschamps. Rabiot - che porta il cognome della madre e non quello del padre che invece fa Provost - si rifiutò di andare a fare la riserva per la sua nazionale, definendosi incredulo per l’esclusione dai 23. Il c.t. non gliela perdonò e Adrien non vide la nazionale per oltre due anni. Guidato, da dietro le quinte da mamma Veronique, che muove gli interessi del “suo assistito” come fa un burattinaio con i fili delle marionette. Sempre di teatro si parla. 

 

 

 

Farà infuriare anche Sabatini, che nel 2014 voleva portare Rabiot a Roma. Voleva parlare con tutti di tutto, Garcia compreso. Il ds non ci sta, perde le staffe e il banco salta. D’altronde è così, o come dice lei o non si fa. “Abbiamo parlato e gli ho detto che avevo già l’accordo con il club. Poi mi ha chiesto di parlare con l’allenatore, io mi sono infuriato e sono andato via. Se concedi a una madre il tu per tu con l’allenatore in un attimo te la ritrovi nello spogliatoio". Ma a lei poco importa, va avanti per la sua strada e non fa sconti a nessuno. Sguardo deciso e occhi di ghiaccio. 

 

Di aneddoti ce ne sono poi a bizzeffe. Dalle richieste fatte al Tolosa di poter seguire tutti gli allenamenti alla clausola chiesta al Barca per cui il figlio avrebbe dovuto giocare titolare in un determinato numero di partite. Chissà quanto c’è di vero in queste storie. Quel che è certo è che descrivono in modo chiaro il personaggio. L’Equipe dopo il passaggio di Rabiot alla Juve le dedicherà la copertina: lei seduta in sella a una Vespa dietro al figlio che guida, con il titolo  “Mamma mia”. Fotografata alla perfezione. Attaccata al figlio, sempre pronta a proteggerlo e a curarne gli interessi. Agente, bodyguard e…mamma. Lo United è avvisato, trattare con Veronique sarà tutt’altro che semplice. 

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