"Pronto, ci sentite?". L'appeal dei briefing che anticipano ogni riunione telematica è prossimo allo zero. Check audio e video che passano anonimi tra un settaggio e l'altro. Anche durante le interviste in tempo di Covid. Una costante pari al sorriso stampato sul volto di Nicola Zalewski, quando lo intervistammo per la prima volta. Sereno, sorridente, per nulla teso rispetto ai riflettori che si stanno accendendo su di lui.
Non serve sentire la sua voce per cogliere lo stato d'animo che sta vivendo il giovane attaccante della Roma. Basta solo guardare il suo viso attraverso uno schermo. In ordine lo scorso anno arrivo il giovedì l'esordio in Europa League e il gol - poi assegnato a Telles. La domenica quello in Serie A, con l'assist per Borja Mayoral. In quei quattro giorni guardavi Nicola e lui era felice. "Sto vivendo un sogno. Quello che ho coltivato fin da bambino, sta diventando realtà", raccontò in esclusiva ai microfoni di grandhotelcalciomercato.com. E oggi lo è ancora di più dopo aver giocato il suo primo derby da titolare.
A ottobre 2020 la prima convocazione, ma solo nel finale di stagione 202/21 Fonseca gli ha dato la possibilità dell'esordio con la maglia giallorossa: "Non è che me lo aspettavo, ma ci speravo". Raccontò sincero Nicola: "L'andata contro il Manchester era stata condizionata dagli infortuni e da un risultato, purtroppo, molto pesante. E sul 2-2 al ritorno, con la qualificazione ormai molto lontana, ecco, lì ho sperato che il mister mi chiamasse per entrare". E al 77' il sogno è diventato realtà. Fuori Pedro, dentro Zalewski. Cinque minuti dopo la ciliegina sulla torta del tiro che ha propiziato l'autogol: "Purtroppo non me lo hanno assegnato, ma sono stato felicissimo di aver contribuito alla vittoria sia contro lo United che contro il Crotone".
Un quasi gol e un assist "lungo", che non faranno statistica ma sicuramente accrescono la fiducia di un ragazzo che si è appena affacciato al professionismo. Zalewski deve molto a tre persone nella sua, breve, carriera: "Uno è sicuramente Bruno Conti che mi ha scelto. E' lui che mi ha portato a Trigoria da bambino facendomi realizzare il sogno che avevo fin da piccolo. L'altro è mister Fonseca che questo sogno me lo sta facendo vivere ogni giorno. Mettermi in campo in una semifinale di Europa League non è semplice e non capita tutti i giorni. Ma mi ha dato fiducia e sa che posso fare bene e crede in me". Senza favoritismi o corsie preferenziali. "Il salto in Prima Squadra è grande, ma ogni ragazzo della Primavera viene trattato come un calciatore vero".
Una mentalità professionale che si respira fin dalle giovanili perchè "la Roma fin da piccolo ti insegna ad avere determinati comportamenti. Personalmente non c’è stato un momento in cui mi sono sentito più calciatore che ragazzo delle giovanili. Ovviamente l’esordio porta emozioni particolari ma la testa, l’attitudine cambia da quando entri a Trigoria". Un lavoro dedicato per i giovani che si affacciano alla Prima Squadra che ha avuto una svolta ulteriore con la nuova proprietà e con Tiago Pinto: "La Roma negli ultimi mesi, con me e con tutti i miei compagni ha curato molto la nostra crescita mettendoci a disposizione tantissime professionalità. Preparatori atletici che si dedicano solo a noi, un nutrizionista che controlla la nostra alimentazione, anche un tutor che ci spiega come utilizzare al meglio la comunicazione personale attraverso i social network". Praticamente un team dedicato che accompagna i giovani calciatori ad essere pronti a 360° alla vita da calciatore professionista. Partendo dall'istruzione scolastica, con il Liceo Scientifico Sportivo di Trigoria dove proprio Zalewski si è diplomato. Un gruppo di cui fanno parte altri ragazzi della Roma come Ciervo, Bove, Darboe, Milanese, Tripi, Boer, Podgoreanu e Providence. Non a caso quasi tutti esordienti in nella scorsa stagione.
Un cammino verso il professionismo partito da lontano, "dalla casa di Poli praticamente affacciata sul campo di calcio". Lì lo scopri per primo un allenatore al quale è legata una storia particolare: "Andrea Bernardini, a lui devo tanto. Il giorno del provino con la Roma venne in motorino da Zagarolo a Trigoria solo per vedere l'allenamento. Era in tribuna insieme a papà e al padre di Calafiori. Io e Riccardo siamo entrati insieme nella Roma. Con il mister ci sentiamo tutt'ora, tra noi è rimasto un ottimo rapporto".
Che la "scuola" Roma funzioni è oggettivo. Risposte precise e puntuali, ma quando si toccano alcune corde Zalewski quasi si scioglie. Nel racconto di mister Bernardini ma anche descrivendo il rapporto speciale che lo lega a capitan Pellegrini: "Lorenzo lo conosco bene da tre anni, avendo la stessa agenzia che ci segue (la GP Soccer and Management, ndr). E’ quello con cui ho il rapporto più stretto, è il capitano della squadra. Lo stimo sotto tutti i punti di vista". Non ci racconta di più del lungo abbraccio ricevuto alla fine di Roma-Manchester, la timidezza e l'intimità di certe parole è forse giusto che rimangano tra lui e Pellegrini: "No, niente. (lunga pausa). Mi ha fatto solo i complimenti, come tutti".
La testa per chi sta vivendo un sogno di una vita è ovviamente proiettata solo all'oggi, vivendo al massimo ogni momento. Il discorso su José Mourinho sembrava far parte di un futuro lontano: "Attualmente non ci pensiamo, vogliamo finire al meglio questa stagione. Abbiamo partite importanti come il derby. E’ un discorso futuro che affronteremo dalla fine di questo campionato, soprattutto per rispetto di Paulo Fonseca". Ma provando a spingerci per un attimo a giugno prossimo, la risposta di Zalewski ricalca l'entusiasmo che da giorni vive tutta la Roma giallorossa: "Mourinho è un grande allenatore che si è guadagnato il rispetto di tutto il mondo del calcio. Se mi immagino allenato da lui la prossima stagione? Beh, lo spero".
Un futuro comunque tutto da scrivere, ma legato a doppio filo alla Roma. Poi è arrivato il rinnovo di contratto fino al 2024, in un momento non fortunato per Zalewski: "Novembre è stato un mese strano. Con emozioni contrastanti nel giro di pochi giorni. Prima la brutta notizia della positività al Covid (durata tre settimane, ndr), subito dopo quella bellissima del rinnovo di contratto". Una trattativa particolare, nata a Trigoria tra il suo agente e il ds Morgan De Sanctis e conclusa durante l'isolamento domiciliare imposto dal protocollo. Con il contratto passato sotto il cancello e la firma apposta sul contratto nel giardino di casa.
Casa che per Zalewski vuol dire Polonia, il Paese dei suoi genitori e l'unica maglia che ha in testa oltre quella giallorossa: "La prima convocazione è arrivata dalla loro. Poi è arrivato anche l'interessamento dell'Italia. Ma per adesso io vorrei arrivare fino in fondo al mio percorso con la Nazionale polacca perché fin da piccolo hanno mostrato fiducia in me. E' un grande orgoglio per me rappresentare il mio Paese (dice proprio così, ndr) ed è anche un modo per ringraziare i miei genitori per tutto quello che mi hanno dato". Futuro in azzurro? Nicola per adesso non ci pensa: "In questo momento non cambierei, poi vediamo. Ma comunque la scelta principale sarebbe per la Polonia". Felice sempre, timido spesso, ma Zalewski sembra avere le idee ben chiare sul suo futuro.