Tornare a casa per ritrovarsi, perché nella vita, a volte, capita di riuscire ad essere profeti (solo) in patria, al contrario del detto. Joao Mario lo sa bene. Lui, che ha vissuto su una montagna russa tutta da raccontare: ha fatto benissimo allo Sporting nel 2015, un Europeo da protagonista nel 2016, poi il (costoso) passaggio all’Inter e il crollo. Il tentativo di rilanciarsi, in prestito, prima al West Ham, poi in Russia. Ma niente.
Per ripartire è tornato in Portogallo: prima allo Sporting, poi al Benfica. In due stagioni, più la prima parte dell’annata corrente, l’ex Inter si è preso il centrocampo della squadra: 27 gol e 23 assist in 104 presenze con la maglia degli Encarnados.
L’estate 2021 di Joao Mario, un roller-coaster all’altezza della sua carriera, è cominciata con la possibilità di tornare allo Sporting: dopo un anno di prestito da 32 presenze e 2 gol il club verdebianco sonda il terreno per comprarlo a titolo definitivo. Parte la trattativa e l’agente Federico Pastorello ha due incontri nella sede dell’Inter. Esito? Nulla di fatto.
Comincia allora il giro degli interessamenti: nello specifico, piace a Nizza e Villareal. Discorsi che però non vengono approfonditi e c’è quindi spazio per una pretendente a sorpresa, il Benfica. I rivali di sempre dello Sporting (club in cui, tra l’altro, è cresciuto) vogliono anticipare tutti e chiudere l’affare.
Attenzione, però: emerge la presenza di una clausola negli accordi del passaggio di Joao Mario all’Inter che proibirebbe al giocatore di tornare in Portogallo con una maglia diversa da quella verdebianca. Il Benfica consulta quindi quattro legali, tre portoghesi e uno italiano, e il responso è buono: si tratterebbe solo di un diritto di preferenza, non di una clausola anti-rivali. Si può procedere.
Il 6 di luglio la dirigenza delle Aguias fa un blitz a Milano: il ds (ora presidente) Rui Costa e il dg Rui Pedro Braz pranzano con Pastorello al Bulgari Hotel, nel pieno centro di Milano, e gettano basi solide per il trasferimento. Tappa poi nel quartier generale dell’Inter per sviluppare la trattativa.
L’incontro dura due ore e l’esito è positivo: c’è ottimismo e presto si può chiudere. Quel ‘presto’ si traduce in una data, il 12 luglio: la notte prima l’Italia ha vinto gli Europei, e Milano al mattino è vuota. Lo scenario perfetto per definire un’operazione.
Poco prima di mezzogiorno in sede arrivano Pastorello e Joao Mario stesso, che… rescinde il contratto con l’Inter: il club nerazzurro si libera così dell’ingaggio del portoghese e il Benfica può evitare l’esborso per il trasferimento.
Tutti d’accordo e nessuna preoccupazione, inoltre, per la clausola. Il giorno dopo si vola in Portogallo e presto c’è l’ufficialità. Lo Sporting proverà a farsi sentire con un comunicato, ma l’Inter risponderà in modo secco e deciso: “Dichiarazioni infondate e inaccettabili”. Ergo… tutto è bene quel che finisce bene.
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