Quando ha lasciato Verona aveva in testa il Torino da giorni, forse da settimane. O da un mese. Ivan Juric è arrivato in granata quest’estate per cominciare una nuova avventura, dopo un maggio in cui il suo telefono era diventato rovente. Il Verona insisteva per tenerlo, ma lui voleva misurarsi con un’altra piazza. Ma quale?
È tutto cominciato ad aprile, quando l’aria tra l’allenatore e la dirigenza veronese iniziava a essere un po’ elettrica. Qualche conferenza stampa dura, qualche problema da risolvere. E poi erano iniziati i primi sondaggi: c’era stata qualche chiamata dall’estero; c’era stata la Fiorentina, che lo aveva inserito in una rosa di candidati che comprendeva in cima a tutti Gattuso; c’era stato soprattutto il Cagliari.
L’offerta del club di Giulini, che poi ha confermato Semplici, era molto alta, non così diversa da quella che ha permesso a Cairo di convincere l’allenatore ad accettare la piazza (2 milioni di euro per 2 anni). Sono serviti tanti discorsi per convincerlo? No, perché Juric, in realtà, aveva già deciso.
Chi lo conosce bene, sapeva che già a fine aprile la scelta di Torino era stata presa: era una questione di ambiente, di pressioni con le quali Juric si voleva misurare, dopo due anni molto difficili vissuti dai piemontesi. Un atteggiamento chiaro dell’allenatore, che vive questa esperienza come una sfida da affrontare a testa alta.
Per questo motivo, oltre al suo staff storico, è stato chiamato anche Marco Pellegri come team manager. A Genova, la figura di Pellegri era stata fondamentale per l’allenatore: prima da calciatore, poi da allenatore nel settore giovanile, quindi in prima squadra. Adesso, entrambi nello staff granata.
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