Kepa dal paradiso all’inferno al Chelsea. Potrebbe ripartire da Napoli, lasciandosi alle spalle gli errori e il peso di un acquisto da record 

Kepa dal paradiso all’inferno al Chelsea. Potrebbe ripartire da Napoli, lasciandosi alle spalle gli errori e il peso di un acquisto da record 

Fin dall’antichità c’è stata tramandata l’illusione di poter fermare il tempo e restare invincibili per sempre, incuranti del passare degli anni. Pensare di poter andare dal paradiso all’inferno senza subirne le conseguenze. I greci la chiamavano katábasis e la letteratura è piena di esempi e storie a riguardo. Da Ulisse a Enea da Eracle a Pitagora. Provarci gli ha insegnato che non è così, che non si resiste al tempo e che non lo si può dominare, anzi che il più delle volte è lui a dominare noi. Anche in modo repentino, improvviso e forse ingiusto. 

 

 

Per conferma di tutto questo chiedere a Kepa Arrizabalaga, portiere classe ’94 in uscita dal Chelsea di Tuchel e in cerca di riscatto dopo oltre due anni incolori. Lo spagnolo era arrivato in blues dall’Athletic Bilbao, per la cifra record di 80 milioni di euro, diventando il numero uno più pagato della storia del calcio. Un fardello che si porterà sulle spalle nel corso del tempo, un po’ come fece Atlante con il peso del globo. Tenere il mondo sulle spalle con l’aiuto delle mani. Ancora congetture con la mitologia.  


 

 

 

Il secondo cognome di Kepa è Revuelta, che in spagnolo vuol dire svolta. Anche se viene usato più per il linguaggio stradale, in questo caso può tornare buono per il calcio. Kepa è in cerca di riscatto, per rinascere e ripartire dopo due stagioni fatte di errori, litigi e incomprensioni. Da Sarri a Lampard e Tuchel. La sostanza non è mai cambiata, la pazienza probabilmente è finita. “Ha un grande potenziale, peccato per come vadano poi le cose”. Il copione è sempre lo stesso. Grandi parate alternate a errori da matita blu, che fanno dubitare delle sue capacità tra i pali. Ma non è solo un discorso tecnico, è anche e soprattutto una questione di fiducia. Nelle ultime stagioni questa è venuta meno in molte occasioni – complice anche un carattere non facilissimo del portiere spagnolo – e ora Napoli potrebbe essere il posto giusto in cui ritrovarla. 

 

 

Gli azzurri e Kepa si sono cercati a vicenda, stanno trattando e l’accordo sembra essere vicino. D’altronde il matrimonio, in prestito, sarebbe la soluzione perfetta per far felici tutti. Il portiere tornerebbe a giocarsi le sue carte, mentre al Chelsea è chiuso da Mendy, e il Napoli troverebbe il numero uno da alternare a Meret tra campionato e Champions. Manca però ancora l’intesa tra i club. Gli inglesi vorrebbero aggiungere dei bonus e gli agenti sono al lavoro per colmare questa distanza. Anche perché Kepa ha bisogno di rialzarsi e mostrare il suo valore. Come quando incantava il San Mames con grandi parate e la personalità di un veterano. Non a caso lo voleva il Real Madrid. Adesso dovrà tornare quel giocatore lì, con la stessa tranquillità di allora e senza pesi da portare sulle spalle. C’è voglia quindi di “revuelta”, sportivamente parlando.  


 

 

 

In Inghilterra Kepa è passato dal paradiso all’inferno varie volte. In mezzo grandi parate, papere, litigate, rigori decisivi respinti, segnati e sbagliati. Passò alla storia il rigore sparato alle stelle in finale di Coppa di Lega contro il Liverpool un anno e mezzo fa: Tuchel lo fa entrare apposta al minuto 119’, lui non ne para neanche uno e calcia in curva il suo. Decisivo in negativo, ancora una volta.  


 

Lo spagnolo era arrivato  a Stamford Bridge due anni prima, dall’Athletic Bilbao dove era la stellina di casa e si è ritrovato in un Chelsea in costruzione e mai difensivamente affidabile. Lui certo ci ha messo del suo. Celebre fu anche la litigata con Sarri in finale di Carabao Cup, quando il portiere spagnolo si rifiutò di uscire e fece infuriare l’allenatore con tanto di parolacce e tuta strappata. Poi  molti errori e svariate critiche fino alla perdita del posto in favore di Mendy, che da titolare vincerà la Champions. 

 

 

Oggi c’è bisogno di mettersi alle spalle il passato e ricominciare a pedalare. Gli errori devono servire da lezione. Kepa ha imparato che si può passare da un attimo dal paradiso all’inferno e restare intrappolati, senza sapere come uscirne. Adesso è il momento di farlo e Napoli può essere la sua isola felice. Qualora dovesse andare in porto in Italia dovrà ritrovare fiducia, motivazioni e stimoli. Magari anche per andare al Mondiale. Con la Spagna non gioca dal novembre del 2019. Da lì in poi una sola convocazione senza però giocare. Ripartire vuol dire anche tornare a inseguire il sogno Qatar, che al momento sembra lontano ma che in un batter d’occhio può tornare vicino. Si passa velocemente da tutto a niente, ma anche da niente a tutto. Ce lo insegna la sua storia.