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Il giro d’Europa di Kovacic, il talento cristallino della Croazia

Viso pulito e modi educati. Nascosto, il talento. Il disegno è quello di Mateo Kovacic. Un percorso, il suo, partito dall’Austria e arrivato, per ora, a Londra. Un giro dell’Europa. Zagabria, Milano, Madrid e Londra le sue tappe. La classe il filo rosso. Il fascino degli stadi più importanti illuminati dalle sue giocate. Quando si parla di Mateo Kovacic si parla di un giocatore che ha vinto tanto. Che ha dimostrato forse tanto. Non tutto. Imbattersi nel centrocampista croato significa innamorarsi. Innamorarsi di un talento puro e autentico. Un talento raro. Lampi di calcio. Sprazzi di arte. Lampi e sprazzi, appunto. Istantanei. Immediati. Discontinui. Con lui la sensazione è quella di un giocatore che, nonostante i trofei e le prestazioni, possa ogni volta esplodere. Come se nascosto ci fosse ancora una nota da suonare. Una parte del suo talento da mostrare. È la storia di un croato nato a Linz. È la storia di Mateo Kovacic.

  


Da Zagabria a Milano: alla scoperta dell’Europa

Linz, Austria. Qui nasce il nostro racconto. Qui nasce Mateo Kovacic. Il contatto con il calcio è immediato. A sei anni inizia a giocare nelle giovanili del Lask Linz. Poi nel 2007 il trasferimento con la famiglia in Croazia e inizia la sua storia con la Dinamo Zagabria. Passano gli anni e il ragazzo diventa uno dei talenti più preziosi del Paese. Iniziano le convocazioni nelle giovanili della nazionale. Fino all’esordio in prima squadra nel 2010, segnando un gol. 16 gli anni. Poi, nel gennaio del 2013 l’acquisto dell’Inter per 11 milioni più bonus. San Siro lo aspetta. Il numero di maglia? Il 10, appena lasciato libero da uno che aveva fatto la storia a Milano, Wesley Sneijder. Con la maglia nerazzurra alterna momenti di difficoltà a prestazioni di puro talento. Abbastanza da attirare le attenzioni del Real. Più di 30 milioni messi sul piatto. Tra un passaggio filtrante e una accelerazione palla al piede. Mateo vola al Santiago Bernabeu.

 

Le Champions in Spagna e Inghilterra

Il succedersi di trofei e la continua discontinuità. L’intrecciarsi di queste due costanti è il riassunto della storia di Kovacic nella sua esperienza in Spagna. Tre gli anni passati a Madrid. Altrettante le Champions League. Una Liga, una Supercoppa di Spagna, due Supercoppe UEFA e due Coppe del Mondo per Club a completare il Palmarès. Poca, però, la continuità. D’altronde, davanti ha dei mostri sacri. Casemiro, Modric e Kroos. Nel 2018 si cambia aria. La Premier chiama. Kovacic risponde. Approda al Chelsea di Sarri in prestito. Sarà riscattato l’anno successivo per la cifra di 45 milioni. Anche in terra inglese, la storia di Kovacic vive di lampi. Il primo anno fatica, nel secondo si impone, con Tuchel ancora a sprazzi. Nel frattempo, una Europa League e una Champions League. La quarta della sua carriera. Di tempo ne ha ancora. Perché quello di Kovacic è uno di quei libri in cui ci sarà sempre una pagina bianca da scrivere. Il talento l’inchiostro. I piedi la sua penna.

Nicolò Franceschin

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