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L’estate degli azzurri del 2006: tra il Mondiale e il calciomercato

Il cielo è azzurro sopra Berlino“. Un ricordo impresso nella memoria, accompagnato da un insistente velo di malinconia. Sul tetto del mondo. Una eterna instantanea ricoperta di gloria, il cui pensiero crea tratti di nostalgia. Il 2006 è l’ultima vera immagine felice che lega l’Italia al Mondiale. Un’impresa capace di far dimenticare Calciopoli, in grado di unire un popolo intero. Un’impresa avvenuta in una estate tedesca. Un’estate azzurra. Un’estate, come le altre, di calciomercato. E un Mondiale può essere decisivo per chi lo gioca. Per confermarsi, per rilanciarsi, per affermarsi. 

 


Dalla porta non ci si muove

I giocatori di quel Mondiale si ricordano. A memoria. Come fosse un mantra. Si parte da loro, i portieri. Gianluigi Buffon, Angelo Peruzzi, Marco Amelia. Quello dell’attuale numero 1 del Parma fu un torneo da assoluto protagonista. Una bandiera bianconera che decise di rimanere a Torino. Nonostante Calciopoli, nonostante la Serie B. Tornato da Berlino, Buffon restò alla Juventus. Come restarono alla Lazio e al Livorno i suoi colleghi, Peruzzi e Amelia. Dalla porta non ci si muove. 

 


Permanenze e partenze

Partiti da Palermo, arrivati sul tetto del Mondo. È la storia di Cristian Zaccardo, Andrea Barzagli e di chi diventò uno degli eroi di quel Mondiale, Fabio Grosso. I primi due in Sicilia ci restarono, il terzino sinistro, invece, si trasferì a Milano, sponda nerazzurra. All’Inter trovò un altro eroe di quella estate, Marco Materazzi. Come a non cambiare fu anche Alessandro Nesta, rimasto al Milan. C’è chi resta e c’è chi va. Cannavaro e Zambrotta decisero di andare. Via dalla Juventus, via dall’Italia. Direzione Spagna. Il primo al Real Madrid, il secondo al Barcellona. Infine, Massimo Oddo. Dopo il Mondiale un altro anno alla Lazio, prima di approdare nel 2007 in rossonero. 

 


Nel segno della continuità

Il cuore della squadra. Il centrocampo dell’Italia. Il Professore e il guerriero, Andrea Pirlo e Gennaro Gattuso. Milano, Berlino è ancora Milano. Sponda rossonera, naturalmente. Fedeltà alla maglia. Fedeltà ai colori. Un amore profondo quello di De Rossi e della Roma, andato avanti per anni, scritto nell’eternità. Per cambiare squadra ha dovuto cambiare Continente. Ma solo nel 2019. E se si parla di fedeltà e amore con la Capitale non si può non pensare a lui, Francesco Totti. Sì, era nella lista dei centrocampisti. Quale fu il suo futuro dopo il Mondiale non c’è bisogno di domandarselo. De Rossi, Totti e… Simone Perrotta, l’altro giallorosso che conquistò la Germania. Come Buffon anche Mauro German Camoranesi, una volta tornato dalla Germania, decise di continuare la sua avventura in bianconero. Infine, Simone Barone, come Grosso, lasciò Palermo. Una nuova avventura dalle tinte granata: il Torino. 

  


La fermezza dell’attaccante

Si finisce con loro, i centravanti. Si parte da un’altra bandiera, Alessandro Del Piero. Il destino, quello di Totti. Un amore scritto nell’eternità con la sua Juventus. Poi il numero 9, Luca Toni. Un anno ancora a Firenze e poi l’approdo, nel 2007, al Bayern Monaco. Continuità anche per Alberto Gilardino che continuò a suonare il suo violino con la maglia rossonera. Con lui il suo compagno di squadra, Filippo Inzaghi. A chiudere il reparto avanzato Vincenzo Iaquinta. Anche lui non cambiò e rimase a Udine.

 

Nicolò Franceschin

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Nicolò Franceschin

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