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Lamela tra la Roma e il tentativo dell’Inter. Sabatini: “È un fenomeno mitologico”

Spesso alcuni gesti tecnici contraddistinguono un giocatore. C’è chi eccelle sul primo controllo o chi, come Erik Lamela, si esalta con la rabona. Adesso l’argentino, dopo la rete segnata contro la Juventus, ha sfidato il suo passato in finale di Europa League: la Roma.

 

Ma tornando alla rabona: è il 33° minuto quando l’argentino sblocca il North London Derby tra Arsenal e Tottenham con una perfetta rabona che termina direttamente all’angolino. Non è bastata agli Spurs per vincere un match dove Lamela ha mostrato genio e sregolatezza, dal gol (il primo in stagione in Premier League) fino all’espulsione nel secondo tempo.


Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie, e Lamela per la terza volta in carriera è andato a segno con quella che in Italia veniva definita “l’incrociata” da Gianni Roccotelli, pioniere del gesto tecnico nel nostro Paese a metà degli anni ’70. “Non è nuovo a questo tipo di gol” ci racconta Walter Sabatini, colui che lo portò in Italia nel 2011, alla Roma dal River Plate.

Proprio con la maglia dei Millonarios Lamela segnò il primo gol di rabona, addirittura ai tempi del settore giovanile, prima di ripetersi nel 2014 in un match di Europa League tra Tottenham e Asteras Tripolis. Un gesto che contraddistingue la sua carriera, dalla gioventù alla maturità: “Lamela è un fenomeno mitologico – ammette Sabatini – In una sola persona racchiude tutte le qualità ipotizzabili in un giocatore: atletismo eccezionale, forza prorompente, resistenza incredibile e tecnica sublime. Se metti insieme tutte queste cose trovi la mitologia del calcio. Purtroppo è stato sfortunato perché negli ultimi anni ha sofferto tanto per un problema all’anca che lo ha condizionato. Questo problema è stato micidiale per la sua carriera”.

Sabatini ricorda come fosse ieri la prima volta che vide Lamela, un diciannovenne che giocava con disinvoltura nel River Plate: “Alla sua età giocava in una squadra importante con una prepotenza incredibile, non è facile vedere un ragazzo giocare così in una società come il River Plate. Spesso i giocatori si sentono ospiti della partita, lui invece era invadente e prepotente. Questo mi ha convinto a investire su di lui”.


Un investimento importante visto che la Roma spese dodici milioni di euro più due di bonus per assicurarsi Lamela. Soldi ben spesi perché due anni dopo è stato rivenduto per 30 milioni di euro al Tottenham: “Nel primo anno ha fatto bene con Luis Enrique – prosegue Sabatini – nel secondo anno è esploso con Zeman che lo ha abituato ai tagli offensivi e all’idea del gol, tanto che segnò 15 reti. Stiamo parlando di un giocatore importantissimo. Ha tutto il mio affetto”.

 

La stima e l’affetto di Sabatini nei confronti di Lamela è così tanta che il direttore, appena approdato all’Inter nel 2017, provò a riportare l’argentino in Italia. Qui, però, trova il muro del Tottenham: “Ci ho pensato, è qualcosa che pensavamo di poter fare – ammette – Ma trattare con il Tottenham è difficile. Levy è un fenicio, fare una trattativa con lui non è facile”. E così Lamela rimase agli Spurs. Il presente, però, è il Siviglia. 

Giovanni Mazzola

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