Di cognome fa Kastrati ma di nome non è Elhan, come qualcuno erroneamente crede. Quest’ultimo fa il portiere, il nostro – Lirim – è il difensore centrale classe 1999 dell’Ujpest, squadra ungherese che recentemente ha vinto la Coppa nazionale proprio grazie a un suo gol.
«E comunque… so’ Lillo». E’ uno scherzo, vero? Sembra ma no. «E’ il mio soprannome, giuro! Un giorno, a Roma, un compagno mi ha chiamato così e da quel momento… so’ Lillo». Per tutti. Nazionale kosovaro ma ‘italianissimo’ in molte, a partire dalla lingua. «A 10 anni mi sono trasferito in Italia con tutta la mia famiglia. Mio papà era già lì. Inutile dire che siamo scappati dalla guerra, eravamo alla ricerca di una vita migliore».
Prima Padova, poi Roma. Alla Roma: «Ricordo come se fosse oggi che mi sono iscritto subito alla scuola e il primo anno, di ambientamento, è stato complicato. Ho finito le superiori nella Capitale. Ho sempre tenuto tantissimo agli studi, volevo finirla nel modo giusto. Imparando. Cosa? Il mio era un Istituto tecnico, finanza e marketing».
Modelli non ne ha, studia un po’ tutti. Osserva, impara. La prima magliettina in armadio è quella di Cristiano Ronaldo ma col tempo è passato dall’attacco alla difesa. Testa sulle spalle, non è scaramantico, non ha tatuaggi ed è astemio. Un ragazzo d’altri tempi, Lirim, serio e professionale. Come portafortuna indossa solo una collana con tutti le iniziali della famiglia: sei fratelli, di cui una sorella gemella che non gli assomiglia poi tanto.
Alla Roma è diventato uomo, dentro e fuori dal campo. «Sì, sono cresciuto tantissimo in giallorosso. E’ stato tutto così veloce, e poi ero così giovane… non è stato facile». Ma il ragazzo si è tolto grandi soddisfazioni. Capitano dell’U-17, titoli in Primavera e pure qualche allenamento in prima squadra insieme a grandi campioni come Totti, Dzeko, De Rossi e Nainggolan. «Daniele è una persona fantastica, mi ha sempre messo a mio agio. Con i giovani si comportava divinamente, era speciale».
Tra un infortunio – grave – al ginocchio e l’esperienza Bologna, Kastrati si è dovuto rimboccare le maniche e ripartire da zero. «A volte la vita è questa, bisogna fare due-tre passi indietro per farne uno in avanti». Lirim lo ha fatto, lasciando l’Italia e ripartendo dalla Serie A ungherese. «E’ stata un’ottima scelta che rifarei!». Anche se l’obiettivo per il futuro è uno solo. «Voglio tornare in Italia». Come se fosse casa. Da dove tutto è partito.
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