Sognava l’Italia e con il Napoli ha vissuto un sogno. Maldonado tra ricordi e retroscena

“Mi manca tantissimo l’Italia, è tanto che non vengo ma seguo sempre il vostro campionato”. Parola di Ruben Maldonado, ex difensore di Napoli e Venezia che oggi vive in Paraguay, nella sua Asunción dove tutto è iniziato: “Avevo vent’anni e giocavo nella squadra della mia città. Nel 1999 ho anche esordito in Nazionale maggiore, contro il Messico. Aspettavo una chiamata e mi arrivò la proposta del Venezia”. Colta al volo, senza pensarci un attimo.

Tra l’Italia e Ruben è amore a prima vista. Come potrebbe essere altrimenti per un ragazzo che é cresciuto guardando il grande Milan, per poi ritrovarsi contro gli stessi giocatori da avversario: “È stato incredibile ritrovarmi in campo contro Maldini, Baresi e Costacurta – ci racconta Maldonado in esclusiva – Avevo visto giocare quel Milan per la prima volta nel 1990, in occasione della finale di Coppa Intercontinentale. È stato incredibile trovarli poi in Serie A”. Nove anni dopo, si era chiuso un cerchio.
Dopo cinque anni bellissimi a Venezia “che porterò sempre nel cuore”, arriva il momento di cambiare. Gli arancioneroverdi sono falliti e Maldonado si trova senza squadra. Da qui la chiamata che non ti aspetti: “Ruben, Marino ti vuole a Napoli”. La risposta? “Si, ma non ora. Non sono in forma e non farei una buona impressione”. Mentalità nel conoscersi e nel capire l’importanza di una chiamata del genere. Maldonado non vuole sbagliare e si presenterà a Napoli una settimana dopo, in perfetta forma. “Dopo quattro giorni giocai contro il Piacenza in Coppa Italia. Feci una gran partita, oltre che un’ottima figura con il mio nuovo club. Ero in grande forma”.

Napoli per lui é stata una seconda casa. “A parlarne mi viene la pelle d’oca”. Brividi. Anni bellissimi con un grande gruppo, che ha permesso al Napoli di arrivare in Serie A. Due promozioni in due anni. Un traguardo storico che ha consentito a una città come Napoli di tornare dove merita: “Ho avuto l’onore di giocare in una società così, con un pubblico unico che non ti fa mai sentire solo. I tifosi ti danno una carica incredibile. Avevamo un gruppo fatto di uomini veri, io ho legato con tutti ma in particolare con il Pampa Sosa. Con lui sono andato a giocare anche due anni dopo al Gimnasia la Plata. Napoli in tutto e per tutto è una città fantastica che io porto nel cuore”
Tanti campioni e tanto talento in quel Napoli. A cominciare da quei due che arrivarono all’inizio del primo in anno di Serie A: Il “Pocho” Lavezzi e Marek Hamsik.
“Avevano una classe e una qualità fuori dalla norma – ricorda Maldonado – Hamsik lo avevo già visto giocare al Brescia, Lavezzi invece non lo conoscevo ma mi ha veramente impressionato. Era devastante. Ricordo in una partita di Coppa Italia quando é entrato e ha fatto uno show. Tripletta, partita rimontata e pallone portato a casa”. Lampi di alta classe. Tanti grandi giocatori quindi ma anche tanti che sono diventati grandi in panchina, una volta lasciato il calcio giocato. Da Italiano a De Zerbi. “Sono stato contentissimo per entrambi. Con Italiano ho giocato al Chievo e si vedeva che aveva le potenzialità per diventare un grande allenatore. De Zerbi invece mi ha stupito, perché non me lo aspettavo. Ma sono veramente felice per entrambi”.

Adesso anche Ruben, dopo il rientro in Paraguay e una finale di Copa Libertadores sfiorata con il Guaranì “Perdemmo contro il River Plate. Peccato perché andando in finale saremmo andati a giocare contro il Barcellona, campione d’Europa in carica, al Mondiale per Club”, ha iniziato il percorso da allenatore.
“Sto facendo il secondo allenatore, studio e faccio esperienza poi mi piacerebbe avere un’occasione e un progetto da parte di una società che creda in me”.
La strada è segnata, va solo seguita. In panchina, come ha sempre fatto in campo. Con grinta, mestiere e senza mollare mai.