Maxime Lopez segna poco ma i gol che fa sono sempre pesanti. Il folletto neroverde, la scorsa stagione, ha regalato la prima storica vittoria del suo club in casa della Juventus. Scatto, scavetto a Perin, palla in rete e corsa verso la bandierina con un accenno d’imitazione a chi, dell’Allianz Stadium, aveva fatto la sua casa per tre anni: CR7. Siu.
Maxime Lopez è arrivato in Italia due estati fa. Un po’ a sorpresa, perché l’affare fu chiuso in pochissimo tempo e perché in Italia ancora lo conoscevano in pochi. Piccolo di statura: 167 centimetri compensati da una grande tecnica e ottima visione di gioco. Se Maxime è in Serie A lo deve al suo talento. De Zerbi se n’è innamorato. Dionisi pure. E pensare però che prima della Serie A era stato corteggiato da due tra i più grandi club al mondo.
Quando aveva 17 anni l’Olympique Marsiglia (club che lo ha fatto crescere) lo stava per perdere: a causa della sua bassa statura e della sua magra corporatura, gli allenatori gli preferivano quasi sempre altri ragazzi. Fu allora che il Liverpool fiutò l’affare: gli scout dei Reds lo andarono a vedere e lo invitarono personalmente ad Anfield a vedere il derby con l’Everton. Poi gli fecero vedere il centro sportivo e gli offrirono un contratto. L’OM annusò il pericolo di perderlo e fece una controfferta a Maxime che accettò. Al cuor non si comanda. Lui è nato e cresciuto a Marsiglia: era ed è innamorato dell’OM. Niente Liverpool.
Qualche anno dopo Lopez iniziò ad avere un minutaggio più importante e Rudi Garcia lo lanciò tra i professionisti. Nei quattro anni passati nella prima squadra dell’OM, Maxime ha avuto alti e bassi. La discontinuità, però, a volte fu dovuta ad altri rumors di mercato: “Dopo il primo anno con l’OM alcuni dirigenti del Barcellona parlarono con il mio agente. Gli dissero che se avessi fatto bene mi avrebbero potuto chiamare. La cosa mi distrasse e i mesi successivi non ero concentrato. La testa era da un’altra parte“. Da Liverpool e Barcellona al Sassuolo un po’ di differenza c’è. Ma intanto Maxime Lopez ha trovato il suo percorso e si sta togliendo soddisfazioni da protagonista in un campionato in cui ha sempre sognato di giocare da bambino. La carta d’identità poi dice solo 23 anni. C’è tutto il tempo per riprendersi le occasioni lasciate. Di tempo per distrarsi, invece, non ce n’è più: ora lo conoscono davvero tutti.
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