Le cifre che fanno impazzire il mercato: la differenza di gestione dei club da parte dei magnati

Le cifre che fanno impazzire il mercato: la differenza di gestione dei club da parte dei magnati

Questione di mercato. I milioni spesi dalle squadre inglesi stanno facendo impazzire il calciomercato nel mese di agosto. Sono 117 milioni di euro quelli spesi dal Manchester City per Grealish, potrebbero essere addirittura 130 quelli necessari per far tornare Lukaku al Chelsea. Cifre incredibili, soprattutto in un periodo storico come questo.  


Diventa necessario, quindi, porsi delle domande. Perché? Come è possibile che certi club possano spendere queste cifre e altri no? Difficile rispondere senza analizzare diversi fattori che differenziano il modo di fare mercato delle società.

Rilassamento del FPF e break even rule considerata nell’arco di due anni

La prima analisi riguarda il Fair Play Finanziario. C’è stato un “rilassamento” dell’FPF che ha spianato la strada a questo tipo di operazioni con cifre da capogiro. La break even rule (ovvero la regola del pareggio di bilancio) infatti non si applica più alla singola stagione ma si considera nell’arco di due anni.


Regole necessarie per permettere alle società di operare sul mercato. Dati gli effetti devastanti provocati dalla pandemia che, in paesi come il nostro, si fanno sentire e non poco. Le società stanno vivendo un momento di transizione, in cui hanno subito un grande shock di fatturato.

Nella scorsa stagione sono state registrare perdite vicine al 100% sulle entrate derivanti dalla vendita di biglietti e abbonamenti a causa della chiusura degli stadi e una perdita che oscilla tra il 10% e il 70% per quanto riguarda le sponsorizzazioni, a seconda dei casi e della categoria (più si scende di categoria più la perdita di sponsorizzazione è elevata). 

Il risultato? Una frenata agli investimenti da parte dei presidenti e quindi un blocco del mercato. La situazione di incertezza, data dalla pandemia da coronavirus, non aiuta in questo senso in quanto non permette di fare piani a medio breve termine. Le squadre non hanno liquidità. Vengono fatte operazioni in prestito o con pagamenti dilazionati.  


 La seconda analisi riguarda il perimetro di azione che hanno i presidenti delle squadre che, anche in un periodo di crisi come questo, spendono cifre incredibili. Dallo sceicco Al Thani, proprietario del Paris Saint Germain,  a Roman Abramovich, patron del Chelsea. La differenza la fa il perimetro di business dietro la gestione delle società da parte di questi magnati.

Il loro investimento non ha il fine di generare reddito o di far quadrare il bilancio, ma porta vantaggi in ambito sociale permettendo loro di creare un network nella comunità economica. Agevolati anche da parametri nazionali di controllo meno rigidi rispetto a quelli presenti in paesi come la Spagna. Ciò comporta una gestione delle spese completamente diversa da quella che può avere una società italiana.