L’anno 1986 segna per il Milan la rivoluzione. E Adriano Galliani, un’enciclopedia vivente di date e istantanee (ricorda giorno, mese e anno praticamente di ogni trattativa che ha condotto), lo sa bene. Perché, il 20 febbraio di quell’anno, Silvio Berlusconi acquista il club rossonero, dando inizio a uno dei periodi più vincenti della storia del calcio mondiale.
Galliani, subito nominato amministratore delegato della società, sceglie di avere al proprio fianco Ariedo Braida: “Sin da quando giocava al Monza aveva un’intelligenza superiore. Poi è diventato direttore sportivo, prima in Brianza, quindi a Udine e infine a Milano. È stato lui il mio primo acquisto”.
Assieme, i due conducono mille trattative. Fallite, alcune, e riuscite, molte. E spesso è capitato che proprio da un affare saltato si generasse l’opportunità per acquistare un campione. Non un “piano B”, ma un altro “piano A”. Partendo proprio dall’uomo sulla panchina: “Ero a Parigi con Berlusconi. Seduti a un tavolo, il presidente mi chiede: ‘perché non prendiamo Trapattoni come allenatore?'”, racconta il dirigente alla presentazione del libro “Milanello, la casa del Diavolo” di Peppe Di Stefano, all’Hotel Sheraton di Milano (sede, tra l’altro, degli ultimi giorni di calciomercato).
“Allora chiamo subito il Trap, che già conosceva bene il mondo Milan. Ma la sua risposta mi lascia spiazzato: ‘Adriano, perdonami ma ho firmato per l’Inter da due giorni. Mantieni il segreto, per favore'”. Strada bloccata. Ma Galliani ci vede un’occasione e sottolinea: “Se fosse tornato Trapattoni sulla nostra panchina, molto probabilmente, l’anno successivo, non sarebbe arrivato Arrigo Sacchi“. Uno che ha scritto pagine e pagine di storia a tinte rossonere.
Ma non solo l’allenatore è stato ruolo di importanti “sliding doors” nella stagione 1986/87. In attacco, infatti, il Milan aveva praticamente preso… Gianluca Vialli. “Con Mantovani e la Sampdoria era tutto fatto. Il ragazzo sembrava convinto e stavamo per firmare. Quando ci chiede: ‘Ma a Milano c’è il mare?’. Noi, consci del fatto che lui sia di Cremona, restiamo spiazzati. ‘Mi spiace, ma senza mare non riesco a vivere. Resto a Genova’”. Il gelo.
“Allora, io e Ariedo non sappiamo che fare e, alla ricerca di una punta, decidiamo di andare a Verona: presto chiudiamo per Nanu Galderisi”. L’ironia del destino? “L’anno dopo è arrivato Marco Van Basten“. E con Vialli là davanti tutto questo, probabilmente, non sarebbe successo.
Però la storia non si fa “con i se e con i ma”. Carlo Ancelotti, collegato in videochiamata con la presentazione, conferma, con le sue cinque Champions in bacheca. E Galliani ricorda i giorni del suo arrivo al Milan da giocatore: “È stata un’esplicita e convinta richiesta di Sacchi. Arrigo lo voleva a tutti i costi nonostante avesse un ginocchio ‘difettoso’ e il medico del club ce lo avesse sconsigliato. Dopo una lunga trattativa, Ariedo è riuscito a chiudere e siamo stati felici di avere portato al Milan un calciatore del suo calibro e della sua versatilità”.
Felicità, emozione. In campo come anche al ritorno in rossonero. Sulla panchina. “Era il 2001. Carlo stava per firmare per il Parma. Ariedo lo scopre, mi chiama e voliamo a casa di Ancelotti. Solo le nove di mattina. Ma ad accoglierci non ci sono cappuccio e brioches, bensì pane, salame e lambrusco“. E così si festeggia la buona riuscita della (rapida) trattativa. “Perché Ancelotti – scherza Galliani – è uno dei più grandi allenatori della storia. Ma quanto a food and beverage, è senza dubbio il migliore”. Con il sorriso.
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