Dopo anni complicati ecco una nuova occasione: Miralem Pjanic riparte dallo Sharjah negli Emirati

Il messaggio era chiaro. “Aspetto un’occasione per ripartire”. Gli ultimi due anni di Miralem Pjanic sono stati così: una ricerca continua di una nuova squadra che gli desse spazio e fiducia. Ora potrebbe averla trovata, ma ci torneremo. Anche perché al Barca le cose non sono andate per il verso giusto e il prestito al Besiktas non gli ha saputo ridare motivazioni e stimoli. Da qui la voglia di rimettersi in gioco.

Nelle ultime due sessioni di mercato ci hanno provato in tanti, su tutte la Juve che ha pensato in più occasioni di riportarlo a casa. D’altronde proprio a Torino la stella di Mire aveva brillato per l’ultima volta. Quattro stagioni, 4 scudetti, 2 Coppe Italia, una Supercoppa, tanti lanci con il contagiri e molte punizioni messe a segno. Sempre con classe e geometrie. Prima ancora il bosniaco era stato grande a Roma, dopo essere cresciuto a Lione. Anche lì fu una questione di idoli e modelli, da Totti a Juninho Pernambucano, a cui deve l’abilità nel calciare le punizioni. Dopo gli allenamenti restava a guardarlo per ore, strappava consigli e rubava con gli occhi. Una vita fa.

Già, perché oggi Pjanic ha trentadue anni, tanta esperienza e ancora voglia di poter dire la sua. Della serie: “sto bene, non sono finito. Mi serve solo una chance”. Dopo un’altra estate alla ricerca di una sistemazione ha scelto lo Sharjah Fc, squadra degli Emirati Arabi. In rosa, davanti con la 9 troverà Paco Alcacer, attaccante ex Dortmund, Siviglia e Barcellona. Miralem ha firmato per tre anni, ma non è stata una scelta presa pensando al portafoglio. E lo ha ribadito più volte, l’obiettivo era tornare a giocare e sentirsi di nuovo importante. Lo dice in modo schietto, diretto e senza giri di parole. È il suo modo di essere.

D’altronde è un ragazzo che è scappato dalla guerra in Jugoslavia, quando all’inizio degli anni 90′ bosniaci, serbi e croati davano vita a scontri fratricidi spargendo sangue per quasi un decennio. Zvornik, dove lui è nato, è stata la seconda città invasa dalle forze armate serbe, le moschee sono state distrutte e la popolazione bosniaca è stata espulsa, deportata in campi di concentramento o uccisa. Miralem con la sua famiglia è riuscito a scappare in Lussemburgo, per poi tornarci qualche anno dopo. La prima volta c’erano ancora i carrarmati degli americani per strada. Alcuni suoi compagni di Nazionale, invece, hanno vissuto il conflitto: “Sì, ma non ne parliamo molto. Io ho visto le immagini, ho guardato i documentari, i film”. Il padre Fahrudin riuscì a portare in salvo lui, sua madre e i suoi due fratelli, ma certe immagini ti restano dentro e oggi gliele leggi faccia ancora oggi. Ne hanno formato il carattere. Una stellina con gli occhi di ghiaccio e i piedi da numero dieci. Oggi riparte dallo Sharjah sperando di tornare a brillare. Senza paura di prendere e partire. Gli Emirati lo aspettano.