Motta salutato soltanto da due suoi giocatori in mezzo a un silenzio eloquente

Motta salutato soltanto da due suoi giocatori in mezzo a un silenzio eloquente

Thiago Motta (imago)

Le reazioni dello spogliatoio bianconero dopo l’esonero di Thiago Motta lasciano trasparire un’atmosfera tesa in casa Juventus

A volte il silenzio comunica più del dialogo. Si nascondono dietro al vuoto parole e sensazioni che vorrebbero emergere, ma che potrebbero sconvolgere atmosfere tese e delicate. Il problema è comprendere quello che si cela dietro. Di parole infatti potrebbero esserne volate tante nelle ultime settimane in casa Juventus, ma dopo l’esonero di Thiago Motta a regnare è stato proprio il silenzio.

Le dichiarazioni in favore dell’ormai ex allenatore della Juventus sono state davvero poche. Gli unici ad esporsi sono stati probabilmente i soli che non avevano nessun’arma affilata con cui tagliare ancor di più la tensione che governa gli spogliatoi della Continassa.

Il primo è stato Mbangula, la vera scoperta di Thiago Motta di questa stagione. Quando esordì nella prima giornata contro il Como la maggior parte dei tifosi bianconeri non sapeva neanche chi fosse. Al termine della gara la maggior parte di loro credeva di aver trovato in lui un possibile talento e in Motta un genio.

Il belga non ha perciò esitato a esprimere attraverso i suoi canali social tutta la sua gratitudine verso l’allenatore che lo ha lanciato. L’altro, invece, è stato Bremer che, come Mbangula, ha utilizzato i propri social per augurare il meglio al suo ex allenatore e al suo staff.

Motta salutato soltanto da due suoi giocatori in mezzo a un silenzio eloquente
Thiago Motta (imago)

Il silenzio dello spogliatoio dopo l’esonero di Motta

E tutti gli altri? Se è vero che chi tace acconsente allora gran parte dello spogliatoio della Juventus potrebbe aver apprezzato la decisione della dirigenza. Nessun altro giocatore infatti si è esposto né per ringraziare Motta, né tantomeno per augurargli fortune future.

Evidentemente, dunque, potrebbe essere stato proprio lo strato di ruggine che si stagliava fra l’allenatore e la squadra a indirizzare il rapporto verso la fine.

Risulta strano infatti che la dirigenza bianconera abbia deciso di interrompere la collaborazione con Motta soltanto a metà della sosta delle nazionali, quando sarebbe stato molto più semplice, anche per il suo sostituto, approdare a Torino già una settimana prima ed avere sette giorni in più per lavorare con la squadra. Oltre alle cause di natura sportiva sembra esserci qualcosa che riguarda i legami umani intessuti da Motta col gruppo.

Ora spetterà ad Igor Tudor far parlare sul campo un gruppo di giocatori che, col loro silenzio, sembrano più non voler esprimere qualcosa di spiacevole, che non avere nulla da dire.