Come una deflagrazione. Boom. “Josè Mourinho sarà il nuovo allenatore della Roma”. Alle 15.09 del 4 maggio 2021 la società giallorossa ha ufficializzato l’ingaggio per la stagione 2021-2022 dell’allenatore portoghese. Un coup de théâtre in piena regola che ha spiazzato tutti. La notizia è rimbalzata in pochi minuti in tutto il mondo, portando in prima pagina la Roma e la sua scelta tecnica.
Poche ore dopo l’ufficialità dell’interruzione del rapporto con Fonseca, la famiglia Friedkin ha scelto la sua prima carta per la Roma. Non c’è che dire, un asso di denari calato sul tavolo. Sparigliando, e regalando quella scossa al “gigante addormentato” nominato il giorno del loro insediamento.
Una trattativa nata a metà aprile, in coincidenza con l’esonero dal Tottenham dove ormai l’avventura era arrivata al termine. Un primo contatto informale con Tiago Pinto che ha sondato la disponibilità di Mourinho. Poi è arrivato l’incontro con la proprietà nella quale il portoghese ha colpito per le motivazioni, la già profonda conoscenza dell’ambiente – da avversario – e la voglia di portare la Roma ai vertici.
La sua leadership è stata determinante per la scelta da parte del club. Il portoghese ha sposato un progetto triennale perché ha capito la forza della società ma anche condiviso le strategie. Provare ad arrivare a vincere con un progetto sostenibile.
Una scelta anche dal punto di vista comunicativo diversa dal solito. La Roma ha voluto ragionare da grande club, stile Bayern Monaco – prendendo l’ultimo esempio. Iniziando la nuova era proprio nel giorno della chiusura consensuale con Paulo Fonseca che ha condiviso perché sempre supportato dal club nelle sue decisioni.
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