Inter-Milan di sabato sarà un derby diverso da quello degli scorsi anni, dopo ormai un decennio si affronteranno la prima in classifica contro la seconda, si auspica un derby spettacolare.
Delle emozioni vissute in questo grande match ne sa qualcosa Antonio Nocerino, ex del Milan arrivato al club rossonero proprio nell’ultimo giorno di mercato. “Io sono arrivato al Milan proprio nell’ultimo giorno di mercato- confida a grandhotelcalciomercato.com l’ex centrocampista -. Quell’anno Flamini ebbe un infortunio al legamento crociato e il Milan cercava un centrocampista. Il Palermo mi voleva vendere a tutti i costi e così proprio all’ultimo minuto arrivai in rossonero. Fu una cosa velocissima, tanto che non me ne resi neanche conto, non sapevo neanche se festeggiare oppure no, non capivo cosa stesse accadendo. Avevo mia moglie incinta di otto mesi, cambiammo da poco casa e purtroppo facemmo tre traslochi in pochi mesi”.
“Il derby è una partita a sé, indipendentemente da chi arriva meglio, è sempre molto particolare perché non è una semplice. Ma è uno spettacolo, per questo lo prevedo equilibrato. Secondo me non c’è mai una squadra favorita sull’altra perché è imprevedibile. Sono molto contento di vedere due grandissime squadre, con due grandi allenatori che esprimono un bel calcio”.
L’ex centocampista continua raccontando la sua esperienza a livello emozionale: “La prima cosa che vedi nel derby è l’atmosfera, magica. Stadio pieno, striscioni, coreografia, sfottò. Questo tipo di partite sono un altro spot. Quello che trasmette la gente a noi calciatori è quello che fa la differenza”.
Tra i compagni di squadra al Milan Nocerino ricorda un grande affiatamento con Zlatan Ibrahimovic, ed è ancora lì a lottare dopo quasi dieci anni: “Non mi fa nessun effetto vederlo giocare ancora questo tipo di partite a distanza di tanti anni perché lui non è un calciatore normale. Conosco la sua mentalità, so il campione che è ed è per questo che dico che non mi fa alcun tipo di effetto vederlo a questi livelli e fare ancora la differenza a questa età. I campioni ovviamente devono essere aiutati dal fisico ma mentalmente sono diversi dagli altri”.
“Il mio motto è non mollare mai. Io non avevo le qualità che hanno i campioni, non avevo la tecnica di Seedorf o la fisicità di Ibra, Robinho, Cassano. Dovevo sfruttare al meglio quelle che erano le mie caratteristiche, cioè quelle di inserimento e grinta, mettendo sempre il cuore in ogni partita e di non abbattermi davanti a nulla. Questo anche perché durante il mio primo periodo al Milan venivo massacrato, se fossi stato debole mentalmente non sarei durato neanche una partita, poi grazie alla mia testardaggine ho reagito e ho superato commenti e momenti negativi trasformandoli in uno stimolo per andare avanti e fare sempre meglio e questa è sempre stata la mia forza, il mio stile di vita. Nella mia vita non mi ha regalato mai niente nessuno, se sono arrivato a Milano è stato solo e soltanto perché lo meritavo. Ci sono arrivato con le mie gambe, senza aiutini. Anche da allenatore sono così se non peggio.”
Ricordando i suoi goal più importanti, dichiara: “Segnare è già di per sé un’emozione incredibile. Poi quando un calciatore come me che non è un goleador segna contro squadre così blasonate vale il doppio. È un motivo di orgoglio perché fa capire che si sta lavorando bene. Il goal contro il Barcellona per me ha un valore enorme perché c’era mio padre lì. Il mio stimolo era sempre segnare di più, di anno in anno. Però goal del genere hanno un sapore diverso. Vedi una carriera che ti passa davanti e i sacrifici che hai fatto per arrivare lì. La gioia dei miei genitori, addirittura più grande della mia che esultano dopo i mille sacrifici fatti per vedermi lì”.
Nocerino infine ci parla dei suoi piani futuri: “Voglio allenare, mi piace farlo ed ho iniziato qui con l’under 15 dell’Orlando City e con l’under 17 come assistente, ho fatto una prova per cercare di capire se questa potesse essere la strada giusta per me e non credevo mi potesse piacere così tanto, ho preso il patentino di Uefa A e spero di allenare ovunque avrò possibilità di farlo. Questo è il mio obiettivo”.
Pochi rimpianti dal punto di vista calcistico ma ammette: “Non ho rimpianti perché mi sono meritato ciò che dovevo meritarmi. Forse tornassi indietro più che a livello calcistico cambierei l’aspetto umano perché ho sempre messo quello d’avanti. Alcune scelte non le avrei sicuramente fatte. Anche se guardando il lato positivo, proprio queste scelte mi hanno aiutato a far si di non ripetere questi errori da allenatore in futuro. Le cose negative, viste della giusta prospettiva, portano sempre qualcosa di buono”.
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