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Il capolavoro del Nottingham tra storie di rinascita e un mercato da grande. In città già cantano “Just can’t get enough”

Io per la mia squadra io non mi accontento del secondo posto. Inseguo l’eccellenza in ogni cosa che faccio”. Parola di Brian Clough, allenatore dal 1975 al 1993 del Nottingham Forest dei miracoli che vincerà un campionato, due Coppe dei Campioni e 4 Coppe di Lega. In pratica, una sentenza. Oggi dopo più di quarant’anni da quelle parti si sente ancora parlare di lui. D’altronde quando entri nella storia è difficile poi uscirne e lo scorso 29 maggio, in mezzo alla festa promozione, sbucavano qua e la striscioni con la sua faccia. È stato l’allenatore del “Maledetto United”, quello che fece male nei suoi 44 giorni a Leeds per poi diventare grande a Nottingham. Un uomo burbero, schivo, che ti dice quello che pensa e ti guarda negli occhi senza falsi sorrisi. Roma non fu costruita in un giorno, ma io non ero lì”. Personalità al potere, il modo migliore per descrivere chi era Clough. Il Forest è tornato in Premier League ben 23 anni dopo l’ultima volta e lo ha fatto a Wembley – vincendo il playoff contro l’Huddersfield – stadio in cui non giocava da trenta. Dai tempi di Brian Clough, altra epoca. Tutto torna, anche il Nottingham in Premier League, dove merita di stare. Ce lo insegna la storia.  


 

 

 

Il Forest è quindi tornato in paradiso dopo oltre vent’anni, ma il percorso è stato tutt’altro che semplice: fatto di continui sali e scendi, di alti e bassi. Un ascensore di emozioni, da cui non sapevi mai cosa aspettarti. Oggi la musica è cambiata. Cooper ha realizzato un capolavoro, scacciando maledizioni e restituendo alla squadra nuovi  stimoli. All’inizio della stagione non ci credeva nessuno. Arte del saper ricostruire. L’allenatore gallese infatti ha preso il Nottingham a fine settembre, dopo 6 sconfitte, un pareggio e una sola vittoria. Quattro punti e terzultimo posto dopo otto giornate. Poi la rinascita. “Ci siamo guardati negli occhi e  ci siamo detti che ce la avremmo fatta”. Promessa mantenuta. Lui che sulle sponde del Trent è già un idolo, pronto a far continuare la magia anche contro le grandi d’Inghilterra. Il segreto sarà non smettere di sognare.  


 

 

 

Nottingham è la città di Lord Byron e di Lawrence, colossi della letteratura inglese, delle fabbriche di lacci e soprattutto di Robin Hood, l’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Quello che dovrà fare il Forest in campo il prossimo anno contro gli squadroni della Premier. Ma da quelle parti l’obiettivo sarà la salvezza e per questo Evangelos Marinakis, proprietario anche dell’Olympiakos, sta facendo di tutto per regalare a Cooper una rosa competitiva. Finora sono arrivati: Taiwo Awoniyi, Neco Wlliams, Moussa Niakhaté, Giulian Biancone, Omar Richards e il portiere Dean Henderson, in prestito dal Manchester United. In totale sei giocatori, 70 milioni spesi. La società il suo lo sta facendo, ora toccherà alla squadra dimostrare di poter mantenere la categoria.   


 

 

 

 

Dopo le ultime stagioni fallimentari il Forest, nelle Midlans, veniva chiamato “il gigante addormentato”. Adesso si può dire si sia risvegliato. Sono tanti i ragazzi di prospettiva che possono far ben sperare i supporters: da Awoniyi all’ex stellina del Liverpool Nico Williams. Davanti poi c’è anche Brennan Johnson, talento 21enne cresciuto in casa e capocannoniere della squadra nella scorsa stagione. La strada è lunga, ma le premesse sono buone. Poi c’è una città che vive di calcio e una tifoseria che merita grandi palcoscenici. “È una piazza che ti regala energia e ti sa dare una forza incredibile”. Racconti di Steve Cooper dopo la festa promozione, lui gallese di nascita ma completamente innamorato di Nottingham. È nelle sue mani il delicato compito di non svegliare una città che sogna. I tifosi già cantano “Just can’t get enough”, ovvero non vogliamo più accontentarci. Andranno presi alla lettera, sicuramente non smetteranno di sostenerli. Lo hanno sempre fatto, da Brian Clough e le Coppe dei Campioni agli anni bui in League One. Paradiso e purgatorio, loro sono sempre stati lì. Questione di generazioni e tradizioni. Dal prossimo vivranno un sogno, guai a svegliarli. La Premier è avvisata, il Nottingham è tornato e non vuole più accontentarsi.

Lorenzo Cascini

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