Un grande assente di questa edizione dei Mondiali 2022 in Qatar è uno degli allenatori più iconici della storia del calcio sudamericano e mondiale. L’Uruguay in panchina per la prima volta dai Mondiali 2002 non vedrà alla guida della “celeste” Oscar Washington Tabarez. L’ex Milan e Cagliari è stato sollevato dagli incarichi il 19 dicembre 2021 e a guidare la squadra in questa edizione ci sarà Diego Alonso. Con il “maestro” in sella la formazione sudamericana ha scritto pagine di storia importanti vincendo la Copa America nel 2011 e arrivando quarti ai Mondiali in Sudafrica nel 2010.
Uomo, prima che allenatore o maestro dello sport più bello del mondo: il calcio. Anche perché per affrontare la vita quotidiana bisogna avere il coraggio di saper cogliere ciò che si ha. Oscar Tabarez lo ha imparato fin da giovanissimo quando la sua carriera da calciatore si interruppe per un infortunio a soli 32 anni. Anni difficili in cui l’ex C.T. uruguaiano intraprese la strada dell’insegnamento e gli toccarono le scuole delle aree più povere di Montevideo. Lì conobbe la povertà vera, di bambini che non avevano nulla mentre coltivava la passione di quello sport che amava tanto.
Tutto cambiò quando nei primi anni ’80 Tabarez ascoltò una trasmissione radio in cui venne annunciato che il Penarol è in cerca di allenatori per il settore giovanile. Oscar non ci pensò due volte prima di ritornare in altre vesti nel mondo del calcio. Nel giro di soli dieci anni raggiunse la panchina dell’Uruguay ai Mondiali in Italia nel 1990 ed è proprio il nostro Paese la destinazione del “maestro“. Prima il Cagliari di Cellino per due stagioni, poi il Milan di Berlusconi in un’avventura durata pochi mesi e conclusa con la sconfitta a Piacenza per 3-2.
I successi più grandi della carriera di allenatore di Oscar Washington Tabarez arrivano con l’Uruguay, formazione che guida per ben 17 anni. Dopo la prima esperienza ai Mondiali del ’90 ritorna nel 2006 dopo un’era poco felice per la nazionale sudamericana. Infatti, la qualificazione alla competizione mondiale era stata raggiunta solo nel 2002, saltando le edizioni del 1994, del 1998 e del 2006. Un disastro totale.
Con l’arrivo di Tabarez però l’Uruguay cambia volto, ritrova una dimensione vincente e torna ad essere una nazionale temuta da tutti. Non solo arriva quarto in Sudafrica ai Mondiali del 2010 ma l’anno dopo vince la Copa America in Argentina in finale contro il Paraguay. Non solo vittorie su vittorie, ma anche una generazione di fenomeni cresciuta: da Suarez a Cavani passando per Godin e Muslera.
Purtroppo nel 2016 gli viene diagnosticata a Tabarez una neuropatia cronica che gli va ad attaccare il sistema motorio. Un altro momento difficile, dopo i tanti anni di gloria. Ma tutto ciò non lo abbatte affatto, anzi lo motiva ancor di più nel continuare il suo lavoro, svolgendolo al massimo delle sue forze. Commovente la sua presenza in panchina ai Mondiali del 2018 in Russia, con il C.T. in stampelle a impartire indicazioni ai suoi uomini, gli stessi che lo hanno reso grande in questo ultimo decennio.
Una presenza che mancherà ai tanti appassionati di calcio, abituati a vedere il “maestro” alla guida della “celeste” a caccia di gloria per ritornare grandi come un tempo.
A cura di Federico Rosa
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