Un binomio inscindibile, dal sangue puramente rosanero e durata 82 lunghissimi anni. La storia di Renzo Barbera e del Palermo è un film d’amore. Un presidente follemente innamorato della squadra della sua città e che l’ha portata ai vertici del calcio italiano, facendo sognare milioni di palermitani in tutto il mondo.
Una delle figure storiche del Palermo è senza dubbio il suo storico “presidentissimo” Renzo Barbera, a cui oggi è intitolato anche lo stadio di casa. Ma l’inizio è stato tutto fuorché facile, anche perché a causa della Seconda Guerra mondiale Barbera viene chiamato alle armi e diventa Ufficiale del Regio esercito. L’8 settembre 1943 l’Italia firma l’armistizio con gli angloamericani e subito dopo viene catturato dai nazifascisti. Riesce ad evadere e trova rifugio nel Lazio (più precisamente nella Ciociaria).
Terminata la guerra, Barbera si dedica alla sua più grande passione: il calcio. Nel 1951 partecipa alla rifondazione della Juventina Palermo, società storica del calcio palermitano scomparsa al termine del secondo conflitto mondiale. Porta il club dalla Prima Categoria siciliana alla Serie D insieme ad un giovane centrocampista come Ignazio Arcoleo e in panchina con Cestmir Vycpàlek. In quegli anni Barbera conosce anche un certo Zdenek Zeman, che nel 2002 nel post gara di Palermo-Salernitana commenta la scomparsa di Barbera e Vycpàlek: “Solo dolore – dice Zeman – Tanta tristezza nel ricordare due persone eccezionali. Zio Cesto viveva per Palermo mentre il presidente Barbera fu il primo che mi diede l’ opportunità di lavorare. Essere oggi qui mi ha dato soltanto dolore“.
La storia di Renzo Barbera e il Palermo inizia nel 1967, quando diventa vicepresidente. Nel 1970 ufficialmente diventa presidente dei rosanero, iniziando un’esperienza importante per il calcio palermitano. Infatti, nonostante la tante promozioni/retrocessioni dalla A alla B (o dalla B alla A), il Palermo raggiunge per ben due volte la finale di Coppa Italia. Nel 1974 la prima occasione è contro il Bologna all’Olimpico di Roma e poi nel 1979 contro la Juventus al San Paolo di Napoli.
Il figlio Giuseppe ai microfoni di Repubblica racconta come la famiglia Barbera ha vissuto quei momenti in cui il Palermo era ad un passo dal primo storico trofeo: “Ho assistito a due finali di Coppa Italia – dice il figlio del presidentissimo – tirato per i capelli da papà e da mio fratello Ferruccio. Nel ’74 all’Olimpico, contro il Bologna e nel ’79 al San Paolo a Napoli contro la Juventus. Ma la notizia vera di quelle due sfortunate finali di Coppa Italia è che tutta la famiglia Barbera che si muoveva e partiva con i tifosi era un po’ come la famiglia reale in trasferta. Visibile e ben vestita. C’era anche mia madre Giuliana, costretta suo malgrado, e mia sorella Ialù. Mia madre non ha mai capito la passione per il calcio. Noi guardavamo le partite della Nazionale al televisore e lei osservava sgomenta la nostra partecipazione emotiva. Ma lei c’era sempre, la signora Giuliana condivideva tutto del presidente.”
Inoltre, Renzo Barbera spiccava per la grande signorilità e l’eleganza con cui si porgeva al prossimo. Infatti per lui i suoi calciatori erano dei figli e per loro poteva arrivare anche ad ipotecare case. Tutto per una maglia, tutto per il Palermo.
Dava tutto quello che poteva per il riscatto sociale di una città intera, per dimostrare che Palermo non era solo mafia, ma è anche cuore, passione e amore per la vita e per lo sport più bello del mondo.
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