Un anno senza Paolo: storia di un ragazzo come noi che è arrivato nell’Olimpo

Un anno senza Paolo: storia di un ragazzo come noi che è arrivato nell’Olimpo

Paolo Rossi è scomparso da un anno, ma resterà per sempre nel cuore della gente. Lui, quel ragazzo così gracile e dal volto smagrito che ha avuto l’abilità di entrare nelle case degli italiani. Un figlio per i genitori, un fratello per i ragazzi che lo guardavano in televisione e che esultavano a ogni suo gol. Era come ci fosse un legame, un filo che lo facesse sentire parte di ogni famiglia. Questo e tanto altro era Pablito. 

Se si guarda Paolo Rossi giocare a calcio nessuno, a primo impatto, lo riterrebbe pronto per fare il centravanti, men che meno a livelli altissimi. Così alti da toccare il tetto del mondo in Spagna. Eppure, Paolo più degli altri aveva una dote rara, forse unica: l’istinto. Una di quelle cose con cui nasci, che non ti regala nessuno. 

 


 

Non c’era pallone su cui non arrivasse per primo. “Ma come quello lì? È così magrolino”. Già, perché quando la natura non ti dona il fisico classico del centravanti, né la forza o la potenza dei muscoli, per essere al pari dei più grandi devi andarti a prendere con l’intelligenza ciò che ti manca. Questo ha fatto Rossi e per questo tutti gli italiani lo hanno amato. Grazie di cuore Pablito. 

La sua è una di quelle storie belle, vere, in cui noi tutti ci rivediamo e a cui noi tutti ci affezioniamo. “Paolo Rossi era un ragazzo come noi”, cantava Venditti. Proprio così. Il successo di Pablito è il trionfo della normalità.  Della serie: se ci è arrivato lui che è così simile a noi, possiamo riuscirci tutti a realizzare i nostri sogni. Speranza, gioia e sacrificio. Paolo era anche questo e non possiamo fare altro che ricordarlo così. 

 


 

La sua carriera si può descrivere sfogliando l’album ricordi. Primo flash: Mondiali argentini del ‘78. Qui gli italiani si innamorarono di quel ragazzino tanto esile quanto furbo e intelligente. Se ne innamora anche Bearzot, ne resta profondamente stregato. L’Italia alla fine del torneo arrivò in semifinale, ma gettò le basi per quello che sarà il trionfo di quattro anni dopo. Fondamenta più che mai solide. E Paolo di quella squadra fu centravanti, stella e riferimento. Il colpo di tacco che manda in porta Bettega è ancora impresso nella memoria degli italiani. Ricordi di alta classe. 

 


 

Ma si sa, nella vita le cose non sono mai lineari e non sempre vanno come devono andare. Così, Rossi viene coinvolto nello scandalo scommesse. La stangata è di quelle che ti tagliano le gambe: due anni di squalifica e il morale sotto le scarpe. Ma la ruota gira e l’appuntamento è troppo importante per farsi abbattere dalla sfortuna. C’è il Mundial in Spagna. E Bearzot ci crede. Ha ancora negli occhi quel ragazzino che stregò tutti in Argentina. “Paolo sei pronto? Sarai tu il centravanti. Lui e non Pruzzo che aveva vinto la classifica cannonieri. E Bearzot avrà ragione. Rossi in Spagna parte a rilento, poi si trasforma e diventa Pablito. Altra foto dell’album. Tre gol al Brasile, due alla Polonia e uno alla Germania Ovest in finale. Sua la rete che fece urlare il presidente della Repubblica Sandro Pertini in tribuna. “Non ci prendono più, non ci prendono più”. Campioni. E Paolo vincerà anche il Pallone d’Oro. Il mondo è ai suoi piedi. Allora come oggi, quando si ripensa ai gol di quel ragazzino che faceva dell’intelligenza la sua virtù.