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La “prima volta” di Percassi: la plusvalenza che lo ha reso grande

Tra una stagione e l’altra, sono quasi trent’anni che si parla di modello Atalanta. Forse non così come adesso, è vero, ma i protagonisti sono alla fine sempre gli stessi. Lo sapete, no, che Antonio Percassi già negli anni Novanta era stato presidente dei nerazzurri? Ora è un imprenditore e un dirigente sportivo all’avanguardia, ma già ai tempi sapeva cosa volesse dire la parola “plusvalenza”. Forse, nel ‘92, si trattava di un concetto un po’ fuori dal comune. Un po’ come Claudio Caniggia.

 


 

Attaccante argentino, capello lungo, biondo, estro che in pochi avevano. Era arrivato nel’88 dal River al Verona e dopo un solo anno di Serie A era stato pagato dall’Atalanta (che allora era di Bortolotti) 2 miliardi di lire. Una bella cifra, sì, ma comunque ordinaria. In tre anni di Bergamo con Mondonico, Frosio e Giorgi in panchina aveva realizzato 26 gol in 85 partite. Era arrivato il momento di cambiare.

Caniggia e la proposta di Ciarrapico

A farsi avanti? La Roma del controverso presidente Ciarrapico. Imprenditore ricchissimo, a capo dei giallorossi per due anni, prima di lasciarli con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nell’estate del ‘92, a voler fare l’operazione era lui. “Pronto, Percassi e Vitali? Vi aspetto a casa mia, vogliamo Caniggia”. Vitali è Giorgio, storico direttore sportivo che in Italia ha saputo rivoluzionare il calcio (con Sacchi, tra gli altri). All’arrivo a Roma, l’accoglienza era stata incredibile: autista in livrea, camerieri con guanti bianchi, un pranzo favoloso. E poi, la trattativa.

Sembrava il momento clou, e invece a fine pranzo Ciarrapico si era addormentato. Il ds giallorosso, Mascetti, non si era stupito; gli atalantini un po’ meno. Prima offerta: 9 miliardi. Non andava bene. Poi, 9 miliardi e un giovane. Nemmeno. Alla fine, dal divano in cui si era appisolato, era emersa una voce: “Insomma, quanto vogliono?”. “13 miliardi, presidente”. “Dai, fammi firmare”. Sbadiglio, classica stiracchiata, operazione conclusa.

 


 

Percassi e Vitali erano increduli. Soprattutto il primo, che da imprenditore era partito da zero con i negozi della Benetton e che per la prima volta aveva realizzato una plusvalenza davvero importante nel calcio. In aeroporto, si racconta che per scaricare la tensione corresse e ridesse per tutto il gate, in attesa di prendere il volo di ritorno per Bergamo. Tutto, o quasi, era cominciato da lì. Ciarrapico dormiva. Percassi sognava.

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