Aspettando la chiamata giusta. O quasi. Mattia Perin riparte dove aveva deciso di scommettere su se stesso tre anni fa. Le cose erano po’ cambiate, poi: nel 2019 la Juve aveva ripreso Buffon, e a gennaio 2020 aveva scelto di tornare al Genoa, la sua prima, vera casa.
Torino però ha sempre il sul fascino, e dopo la scadenza del prestito stagionale, ci ha riflettuto molto: “Ora dove vado?”. Domanda non banale: da un lato potevano esserci proposte soprattutto all’estero, dall’altro invece la prospettiva di ripartire di nuovo da secondo, e poi giocarsela.
E poi c’era stata quella chiamata di Allegri a inizio stagione, prima che ricominciasse il ritiro: “Mattia, le gerarchie sono chiare. Ma vorrei comunque che rimanessi”. La risposta è stata sincera, come il rapporto tra i due: “Volentieri, mister. Ma vorrei comunque valutare il mio futuro”.
E l’ha fatto, Perin. Molto. A fine luglio, però, si era esposto in maniera chiara: “Voglio rimanere”, aveva detto ai dirigenti, all’allenatore, e pure agli amici. Festeggiando con una bottiglia di Sassicaia, tra i suoi vini preferiti. “Prima o poi la mia occasione arriverà“.
È successo contro la Sampdoria in campionato, potrà capitare ancora. Gerarchie chiare, ma un futuro da scrivere e un contratto, in scadenza nel 2022, da discutere. Perché l’addio a fine stagione non è per nulla scontato.
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