Chissà che pensieri lo assalgono quando ripensa alle sue prime volte in Italia. Gli verrà sicuramente in mente quel Piatek che pungeva in ogni modo e lasciava a bocca aperta tutti: gol a raffica, di testa, di destro e di sinistro. All’esordio in Coppa Italia ne fa addirittura quattro con il Lecce, impressiona tutti, tanto che Ballardini e il Genoa sono convinti di aver trovato un fenomeno. Poi ne infila 9 nelle prime 8 e si guadagna la chiamata del Milan di Gattuso. Altri tempi. Arriva in rossonero con Paquetà ma, dopo un buon inizio, fatica ad ingranare. Complici tanti fattori, dal cambio di allenatore alla maledizione della 9. Da lì ha perso il posto e ha iniziato a girare. Due anni senza grandi squilli all’Hertha Berlino, poi sei mesi alla Fiorentina senza lasciare il segno. Oggi sta vivendo una nuova occasione, per dimostrare a tutti che è pronto a sparare ancora.
Già, perché Krzysztof arriva in Italia, segna a ripetizione e gesteggia con un’esultanza che diventa subito cult: scivolata sotto la curva, due dita mo di pistola e si sparano due colpi verso i tifosi. In una parola bomber, ma non come lo intendiamo noi: in polacco infatti vuol dire proprio pistolero. Come è nata l’esultanza? “Istinto puro, mi è venuto da esultare così dopo i primi gol”. Oggi non vede l’ora di tornare a farlo e aspetta un’occasione dal mercato. Nicola, allenatore della Salernitana, ha dichiarato che a Piatek servirebbero “fiducia, minuti e continuità”. Proprio quello che cerca per tornare a fare quello che sa fare meglio: gol. E in Italia ce lo dovremmo ricordare bene.
Piatek in Italia arriva grazie a una felice intuizione di Preziosi – allora presidente del Genoa – su assist… di Gabriele Giuffrida. “Pres guardi questo attaccante polacco, segna in ogni modo”. Preziosi – seduto sul suo dondolo ad Ibiza, davanti a un piatto di paccheri all’aragosta – se ne innamora e lo prende. Colpo di fulmine. Krzysztof aveva 23 anni, era il centravanti del KS Cracovia e aveva appena vinto la classifica cannonieri in Polonia con 21 gol. Il Genoa lo prese a 3 milioni più bonus, per poi rivenderlo sei mesi dopo a trentacinque al Milan di Gattuso.
La trattativa è stata difficile, sia per l’ingaggio che per il cartellino del giocatore, ma a Salerno si sono abituati a sognare. Anche Piatek in ha sperato sempre di tornare in Serie A, dando un calcio alle ultime stagioni e ai pensieri negativi. Senza pensare a quello che poteva essere ma non è stato.
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