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Nel mondo di Radonjic, dalle bravate alla Roma al ritorno in Italia con il Torino di Juric. In mezzo storie di ribellione e rivincita

“Nemanja iniziano gli allenamenti, alzati”. “No io non vengo, dì al mister che sto male”. E via a rimettersi sotto le coperte. Con la testa sotto al cuscino, come a non voler guardare una realtà che non gli piace e che non sente sua.Tanto non posso giocare la domenica, che senso ha svegliarsi e andare ad allenarsi?”. Già, perché c’era un tempo in cui Radonjic – oggi esterno del Torino di Juric – era una stellina della Roma primavera allenata da De Rossi, ma non poteva essere inserito in rosa per problemi legati ai documenti e al tesseramento. Da qui ogni tanto arrivavano i rifiuti di andare al campo. 

 

 


 

L’indole è sempre stata quella, ribelle fuori ma micidiale in campo, se in giornata. Luci e ombre, in tutto. Nel 2013,  in un torneo internazionale, stregò Walter Sabatini, che due anni dopo lo riesce a portare in giallorosso: servono quattro milioni per strapparlo al Partizan, che gli offriva un contratto da professionista. Lui però è tifoso della Stella Rossa e lì non vuole andare. Sceglie la Roma, anche se le cose non vanno secondo le aspettative. “Se su questo ragazzo mi sbaglio, venitemi a cercare. Ha un talento immenso e con il tempo lo vedrete tutti”. Parola di uno come Sabatini, che di talenti ne ha scovati tanti. Ora a Torino avrà modo di fargli vedere che aveva ragione.  

 

 


 

Il grande limite è sempre stato il carattere. Irrequieto, testardo e diretto. A Roma stava molto con Ljajic, anche lui ex Partizan e con cui ha in comune il procuratore, Fali Ramadani. Si dice che scappasse dal pensionato di Trigoria in macchina di Adem, restando nascosto nel bagagliaio per non farsi beccare. Ragazzate. In campo si vede poco, fa solo il torneo di  Viareggio con la Primavera, senza incidere. Idem a Empoli l’anno dopo, dove non gioca addirittura mai. Buio. Sembra tutto finito. Sei fermo, guardi il mondo da fuori e ti sembra che vada al doppio della velocità. Però allo stesso tempo, hai il distacco per prendere una decisione con maggiore oggettività . Cosa fare per rilanciarsi? Tornare a casa. 

 


 

Detto fatto. Lo accoglie il Culacki, in Serie A Serba, poi la Stella Rossa. Nuova vita. “Ho realizzato un sogno, è la squadra per cui tifa mio papà”. Gioca, segna e si diverte. Con un calcio alle voci suo suo carattere e alle bravate fatte in passato. Crede in lui il Marsiglia, che investe circa dieci milioni. Anche in Francia Radonjic fa l’esterno alto, corre, tanto e veloce. Nel 2018/2019 è stato il terzo più veloce dell’edizione di Champions League, con uno scatto che ha raggiunto i 34.2 km/h. L’anno dopo contro il Monaco segna un gol pazzesco bruciando in velocità la difesa. Rigenerato. 

 

 

Oggi a Torino con Juric ha la possibilità di mettersi in luce e di mostrare quel grande talento troppo spesso inespresso. L’inizio è stato dei migliori. Ora servirà continuità. Allora solo lì Sabatini potrà dire “ve lo avevo detto”. Otto anni fa era un ragazzino di 18 anni, alla prima esperienza lontano da casa, adesso ne ha 26 e ha un’altra testa. Si pensa solo al campo, nient’altro. Nessuna distrazione. Bentornato Nemanja, l’Italia ti aspettava. 

Lorenzo Cascini

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