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Nel mondo di Rafaela Pimenta, l’avvocatessa che gestisce l’impero Raiola

Un incontro di quelli casuali che ti cambiano la vita. Siamo in Brasile nei primi anni duemila, si gioca una partita di beneficenza per l’inaugurazione del Guaratinguetà, piccola società di calcio dello Stato di San Paolo. Rafaela fa l’avvocatessa, è nata lì e aveva dato una mano nella fondazione del progetto. Qui conosce Mino. Non si sa in che lingua abbiano parlato quella sera, ma poco importa dal momento che ne parlavano sei ciascuno. Della serie, in qualunque modo ci capiamo. Così nasce la storia – prima di amicizia e poi lavorativa – di Mino Raiola e di Rafaela Pimenta. Amici da vent’anni e colleghi da diciannove. Una vita. Ora Mino se è ne andato ed è lei ad averne raccolto l’eredità. Il viaggio nel mondo di Rafaela può partire. Start.  


 

Rafaela è laureata in giurisprudenza e il suo primo lavoro non è stato legato al calcio. Era stata infatti presa a lavorare nel gruppo di Fernando Henrique Cardoso, al tempo presidente del Brasile. Un socialdemocratico che aveva visto in lei una delle figure giuste per collaborare al suo fianco. Poi è arrivato Mino e il pallone ha iniziato a rotolare nella sua vita. Anche se, in realtà, lei ne è sempre stata affascinata. 

 

Raiola l’ha portata con se. Rafaela è entrata a piedi pari nel mondo del calciomercato e non ne è più uscita. Si è trasferita a Montecarlo ed è stata l’unica persona con la quale il procuratore – scomparso lo scorso 30 aprile – ha voluto condividere le quote della One. Ovvero la società che gestisce il suo impero. Più di 800 milioni di euro, tra campioni del presente e del futuro in giro per il mondo. Da Ibra a Donnarumma, Haaland e Pogba. E moltissimi altri. Tutti forti, fortissimi o con l’ambizione di diventarlo. Tanti sono stati infatti nel corso degli anni i coup de théâtre di Mino, che al suo fianco ha sempre avuto la Pimenta. In ogni scelta è in ogni decisione, sempre lì anche se un passo indietro.  


 

Per Raiola i calciatori sono sempre stati come figli e questo si sa. Lei, pur stando sempre più attenta ai dettagli contrattuali, il mestiere lo ha imparato bene. Vedere per credere, Paul Pogba. Il francese, che domani arriverà a Torino per firmare con la Juventus, ne ha parlato nel suo documentario “Pogmentary”. “La chiamo zia Rafa. Per me lei c’è sempre stata in ogni momento, non solo nelle cose legate al calcio ma anche alla vita di tutti i giorni”. Dedizione e sempre un occhio di riguardo per i propri assistiti, che diventano parte di una famiglia. Questione di legami, oltre che di soldi e affari. 

 

 

Ora è tutto in mano sua, in attesa di capire cosa vorranno fare i figli di Mino, entrambi ventenni e ancora non certi di voler seguire le orme del papà. In ogni caso dovranno ancora studiare e, qualora decidessero di farne parte, le porte della One per loro sarebbero ovviamente spalancate. Ma è presto. Adesso gestisce tutto Rafaela, insieme a pochi uomini di fiducia. Da Vincenzo Raiola, noto cugino di Mino, che si occupa delle relazioni dei giocatori in Italia a un numero ristretto di uomini che lavorano in giro per l’Europa. Hanno sempre lavorato così, non è cambiato niente. La società si appoggia su una fitta rete di collaboratori che dà una mano, ma non ha in nessun modo un adesso diretto in società. Tutti sono indipendenti e il loro apporto è richiesto in situazioni specifiche: ognuno nel proprio paese e nell’ambito in cui è competente in toto. Con una grande attenzione e cura del minimo dettaglio.  


Rafaela ha tutto sotto controllo e lo ha dimostrato in questo inizio di mercato. Dalla gestione della situazione Haaland a Pogba, Gravenberch e Mazraoui. Tutte grandi trattative in cui il suo lavoro è stato fondamentale. Il ricordo di Mino resterà sempre, di quel genio che per tanti giocatori è stato come un padre. Alla Pimenta spetterà il compito di raccoglierne l’eredità. Stavolta stando un passo avanti. 

Lorenzo Cascini

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