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Raffaella Carrà e il calciomercato: quelle parole su Cassano al Real…

Raffaella Carrà era un’icona della televisione italiana. A 78 anni ci ha lasciati e di lei resteranno tanti ricordi indelebili. Protagonista dello spettacolo, c’è anche un passaggio della sua carriera legato al calcio e non soltanto grazie all’amicizia con Diego Armando Maradona.

Era dicembre 2005: Antonio Cassano è in scadenza di contratto e la Roma l’ha messo sul mercato. Su di lui c’è anche il Real Madrid, con l’intermediario Ernesto Bronzetti che organizza un incontro nella capitale spagnola all’NH Collection Eurobuiding, a due passi dal Bernabeu. Ci sono tutti: Florentino Perez, il managing director del Real José Angel Sanchez, l’avvocato dei blancos, l’agente di Cassano, Beppe Bozzo, e Bronzetti.

 


All’improvviso, durante l’incontro, si sente una voce femminile in lontananza. “Florentinooooooo, Florentinoooo”. Si girano tutti: è Raffaella Carrà. In quel periodo lavorava in Spagna e abitava all’NH. La Carrà e Perez si abbracciano e iniziano a parlare un po’ di tutto. Anche di mercato.

 


Ho letto da qualche parte che stai comprando Cassano…lascia stare! È un pazzo“. Il presidente del Real Madrid strabuzza gli occhi mentre l’agente di Antonio scoppia a ridere. Col sorriso sulle labbra, Perez riprende le fila del discorso: “Se anche Raffaella mi dice così…come faccio a prenderlo? Ma poi che ingaggio chiede il giocatore?”.

 

4,2 milioni netti a stagione per quattro anni. “Se non mi comunicate nulla entro stasera, io domani torno in Italia” l’avvisaglia di Bozzo che, effettivamente, il giorno dopo torna a Roma. Da lì a poco José Angel Sanchez lo chiama: “Queremos a Cassano“.


Finisce esattamente così: Cassano al Real Madrid. Un’avventura non proprio da ricordare, come aveva previsto la Carrà. Lei, simbolo spagnolo del postfranchismo, donna libera e anarchica, nel mercato… televisivo è entrata nella storia: rifiutando una superofferta di Berlusconi, che le regalò addirittura un gioiello pur di convincerla ad accettare. Un gesto da Cavaliere, che fece «Rumore», ma non bastò.

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