È la sera del 29 maggio. Arriva il triplice fischio. Il Monza ha vinto i playoff e per la prima volta nella sua storia approda in Serie A. Una promozione inseguita per molti anni. Un sogno diventato realtà. Dall’altra parte dell’Europa, oltre la Manica, nello stesso giorno arriva l’annuncio della fine dell’avventura di Ralf Rangnick al Manchester United, e da allenatore e da collaboratore. Ad aspettarlo la panchina dell’Austria. Due momenti tra loro collegati. Collegati dal calciomercato e dalla Serie A.
Il calcio è fatto di storie e di intrecci. Di cammini che si toccano, avvicinano, guardano. Magari senza unirsi mai. È il caso di Ralf Rangnick e di Adriano Galliani. Un rapporto nato nel lontano 2005 in un Milan-Shalke. Contatti andati avanti nel tempo. Contatti che qualche anno dopo si sarebbero potuti concretizzare in un accordo. Un accordo tra il boss e l’innovatore. Infatti, nel caso di promozione in A nello scorso campionato, Rangnick sarebbe stato il prescelto di Galliani e Berlusconi per la panchina del Monza. Uno scenario a cui il tedesco aveva già dato il suo consenso, vedendo le grandi potenzialità del progetto e conoscendo l’affidabilità dei personaggi coinvolti. Un matrimonio poi saltato vista la mancata promozione e la permanenza in B. Promozione arrivata un anno dopo grazie alla vittoria dei playoff. In panchina Stroppa. Dall’altra parte dell’Europa, invece, Rangnick diceva addio al Manchester United. Prossima avventura, l’Austria.
Intrecci mai diventati realtà. Come quelli tra Rangnick e Galliani. Come quelli tra Rangnick e l’Italia. “The Professor”, infatti, è stato più volte vicino ad approdare nel nostro calcio. Milan e Sassuolo le società interessate. Prima furono i rossoneri a contattarlo. Era l’estate del 2020, il suo arrivo sembrava quasi certo, con il conseguente addio di Pioli. Non solo allenatore, ma un ruolo di più ampia portata. Poi il dietrofront, la permanenza di Pioli, fino ad arrivare allo scudetto di quest’anno. Una stagione dopo anche il Sassuolo pensò a lui per sostituire De Zerbi. Un nome consigliato da Sacchi e dallo stesso Galliani, entrambi grandi estimatori di Rangnick. “Grazie del pensiero, non me la sento” la risposta del tedesco, che declinò così l’offerta di Carnevali. Un altro arrivederci all’Italia.
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