Estate 2006. Mentre l’Italia festeggia per la vittoria del Mondiale, Adriano Galliani è al lavoro per regalare rinforzi a Carlo Ancelotti, in quella che sarà la stagione della settima Champions League in bacheca. Un nome in particolare risuona nella testa dell’amministratore delegato del Milan: si tratta di Ronaldo Luís Nazário de Lima, per tutti Il Fenomeno, che già aveva incantato Milano con la maglia dei cugini dell’Inter.
Reduce da stagioni di alti e bassi al Real Madrid, era candidato a lasciare i Blancos. Quindi Galliani chiama Mijatovic, allora direttore sportivo delle Merengues. “Siamo disposti a darvi 25 milioni per Ronaldo”, attacca subito l’esperto dirigente. Ma la risposta, dopo attente riflessioni, è negativa: Capello è convinto di poterlo rivitalizzare. Vuole provarci. Ultimo tentativo: o la va, o la spacca. E R9 resta a Madrid.
Passano sei mesi: 7 presenze in Liga, 1 solo gol. Don Fabio non è riuscito nel suo intento: ora sì, Ronie è sul piede di partenza. E il Condor non vuole farselo scappare. Galliani dunque si rifà subito vivo e vola in Spagna. Arrivato all’aeroporto di Madrid – stupito – non trova un autista o un tassista, ma Mijatovic in persona: il direttore dei Blancos è nuovo del mestiere e ci tiene ad accogliere con grande cortesia il più esperto collega, in segno di rispetto e ammirazione.
I due si dirigono quindi al Ritz Hotel, alloggio madrileno di Galliani, e si ritrovano la sera a cena. Ma questa volta il Milan sul tavolo non mette soldi: chiede una cessione gratuita, che permetterebbe comunque al Real di liberarsi dell’importante ingaggio (12 milioni lordi all’anno) del brasiliano, a due anni dalla scadenza del contratto.
Mijatovic sbianca e parte in controffensiva: “Boss – dice a Galliani – lei è il numero uno al mondo, io invece sono un novellino. Che figura farei se vendessi Ronaldo a zero? Non sarebbe meglio un minimo indennizzo?”. Galliani allora prende carta e penna e scrive: “4 milioni”. Per il Real è ancora troppo poco. Mijatovic impugna la penna a sua volta e risponde: “8 milioni”.
Galliani ci pensa e, concordando un pagamento dilazionato in quattro anni (2 milioni l’anno), accetta la cifra proposta. Poi, incuriosito, chiede: “Ma perché proprio otto milioni?”. La risposta lo fa sorridere: “Vede, boss, l’8 è il numero di maglia che ho indossato qui al Real Madrid per anni, da giocatore”. Per Mijatovic è una sorta di amuleto, un portafortuna. “E inoltre è una cifra che farà contento il presidente”. I due, quindi, concludono la cena, si stringono la mano e Ronaldo diventa rossonero. Tutto grazie… ad un numero.
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