“Mi hanno tolto il calcio all’improvviso“. Sorride Ruben Olivera nel racconto della conclusione della sua carriera. Un sorriso amaro di chi ha dovuto dire addio al calcio non per scelta, ma a causa di un problema cardiaco: “A volte si sottovalutano tanti segnali – ci racconta – Da un mese avevo alcuni dolori, pensavo fosse qualche problema in allenamento o in partita. Invece era una malattia e anche rara. Sono stato fortunato“. Un cerchio che si chiude per il centrocampista uruguaiano, diciannove anni dopo il suo arrivo in Italia con la maglia della Juventus.
Diciannove, come gli anni che aveva nel lontano 2002 quando i bianconeri hanno deciso di puntare su quel giovane talento uruguaiano di proprietà del Danubio. Eppure, in corsa, non c’era solo la Juventus: “Il mio procuratore mi raccontò che c’erano anche Udinese e Real Madrid – spiega Olivera – Poi abbiamo scelto la Juve e il primo giorno al Delle Alpi è stato il più bello della mia vita. Mi rimarrà impresso, mi sono ritrovato al fianco di Davids, Del Piero, Thuram e Trezeguet. Giocatori che, una settimana prima, guardavo in tv“.
Un giorno speciale, ma particolare è stata anche la firma con i bianconeri arrivata nel cuore della notte: “Ero arrivato alle 15 in Italia e sono andato subito in hotel – racconta Olivera – Alle 3 di notte vengo svegliato dal mio procuratore che mi dice: «Lavati la faccia e scendi, ci sono Giraudo e Moggi giù». Dovevo firmare il contratto e sono sceso subito“.
Primo anno e subito lo scudetto, con tanto di esordio in Champions League con la maglia della Dinamo Kiev. Ma Olivera è un giocatore che ha girato l’Italia in lungo e in largo: dalla Sampdoria alla Fiorentina, passando per Genoa, Lecce, Brescia, Latina e le ultime esperienze con Ostia Mare e Aprilia. “L’anno a Genoa con Gasperini è stato uno dei più belli della mia carriera – ammette – Fino all’ultima giornata eravamo in lotta per la Champions League. Poi c’è la salvezza con il Lecce, eravamo una squadra molto giovane. Abbiamo raggiunto una grande salvezza conquistando punti con Juventus, Napoli e Inter“.
Olivera, però, ha anche qualche rimpianto. È l’estate 2011, lui veste la maglia del Lecce e alla porta arriva il Napoli di Walter Mazzarri: “Loro presero Dzemaili, ma dovevo andare io – spiega – Tante occasioni sono sfumate nella mia carriera per il mio carattere a volte difficile, da giovane ero una testa calda e ho fatto saltare trattative importanti, come quella di Napoli. È un’esperienza avrei voluto fare perché è una piazza calda, come piace a me, oltre al fatto che la mia famiglia è di lì”.
Adesso, però, è tempo di pensare al futuro. Ancora in campo, ma con un ruolo diverso: il sogno di Olivera, infatti, è quello di vestire i panni dell‘allenatore. “Non vorrei un ruolo in ufficio, non mi piace – ammette – Amo insegnare quello che ho imparato negli anni. Ho studiato e studio ancora per questa nuova avventura. Mi piace la metodologia di Gasperini già dei tempi di Genova ed è un riferimento“. Idee chiare e testa bassa, come nella carriera da calciatore. 38 anni e la voglia di un ragazzino pronto a stupire.
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