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Trent’anni di Samp-d’oro: com’è nata la squadra che vinse lo scudetto

Il 19 maggio non è mai una data banale per i tifosi della Sampdoria. 30 anni sono trascorsi da quel 19 maggio 1991, il giorno più bello della storia blucerchiata: quello della vittoria dello scudetto. Primo e unico, speciale perché non è stato frutto di un’annata dove tutto è andato bene, ma il risultato di una programmazione e di un progetto che era iniziato sedici anni prima con una profezia di Paolo Mantovani nei confronti di Claudio Nassi, il direttore sportivo che costruì quella Samp.

 


È il 1975: Nassi, che lavora per la Lucchese, vende Mauro Ferroni alla Sampdoria per 230 milioni di lire. Paolo Mantovani, all’epoca, era solo l’addetto stampa dei blucerchiati, ma rimane colpito dall’operazione. “Se un giorno diventerò presidente della Sampdoria, vorrò Nassi come direttore sportivo perché è riuscito a togliere a Lolli Ghetti 230 milioni per un giocatore di Serie C“. 

Un desiderio che si realizza qualche anno dopo quando Paolo Mantovani acquista la Samp. Il neo presidente ha grandi ambizioni e delle linee guida ben precise: “Voglio giovani forti, prestanti e veloci… la nostra dev’essere una squadra col gol nelle gambe“. Nassi, tra il 1979 e il 1982, inizia a gettare le basi per quella favola cercando i migliori giovani tra Serie C e Serie B.

Il primo acquisto, nel 1980 è Luca Pellegrini: ha 17 anni e viene dal Varese, in Serie C1. Di quella squadra diventerà il capitano e uno dei simboli. Nassi fa anche un tentativo per un giovanissimo Roberto Baggio, allora quindicenne, a marzo del 1982. “Non possiamo venderlo, non sappiamo se vale 100 milioni o un miliardo” la risposta del Lanerossi Vicenza. E, qualche anno dopo, dimostrerà di non valere certo 100 milioni di lire.

 


Nessun problema, Nassi allora si getta a capofitto su un altro giovane: Roberto Mancini. Ha 17 anni, gioca nel Bologna e sulle sue tracce ci sono la Juventus e l’Udinese. Nessuno, però, sa che si è mossa anche la Samp con Nassi che aveva incontrato Tommaso Fabbretti, presidente del Bologna, all’hotel Four Season di Milano. L’incontro decisivo, però, si svolge in un altro albergo, l’hotel Roma a Piacenza. È il 30 giugno del 1982, sono le ore 22.30: la trattativa va in porto per 2 milioni e 550 mila lire più tre giocatori. 

Paolo Mantovani, in collegamento telefonico da Ginevra, gioisce, ma poi arriva la doccia fredda di Nassi. «Adesso posso lasciare tranquillo» annuncia il dirigente; «Lei è solo stressato, vada alle Seychelles e torni quando vuole» ribatte l’incredulo presidente, ma è tutto vero. «Io l’avevo avvisata! Sono stanco, adesso mi dedico ad altro». Fonderà la AIM, prima agenzia in Europa di procuratori che, tra le altre, metterà il suo zampino nel passaggio di Gianluca Vialli dalla Cremonese proprio alla Samp nell’estate 1984.

 


Sandro Vitali riceve la telefonata di Mondonico, all’epoca allenatore della Cremonese, perché il presidente Luzzara aveva bisogno di un aiuto per cedere Vialli. “Claudio, interessa Vialli alla Samp?” la proposta di Vitali a Nassi; “Scherzi, mi prendi in giro?” risponde sbigottito il dirigente blucerchiato che pensava che il giocatore fosse diretto alla Juventus. I bianconeri, però, avevano speso gli ultimi soldi a disposizione per acquistare Domenico Penzo. “Bene, allora Vialli è della Samp“. Nasce così un filo diretto con la Cremonese, quello che un anno dopo porterà alla cessione ai blucerchiati anche di Attilio Lombardo

Un altro “alleato” di mercato è il Como. Da quel club arriva Moreno Mannini e Pietro Vierchowod. Lo “zar” era un pallino di Nassi che nel 1976 si innamorò di lui quando lo vide giocare (e segnare) al Torneo Miceli, una rassegna giovanile, con la maglia del Como Primavera. “Chissà se un giorno prenderò un giocatore così forte“. Detto, fatto: operazione da 1 miliardo e 300 milioni con un anno di prestito al Como.

Mattoncino dopo mattoncino, viene costruito quel sogno chiamato scudetto. Una gioia che Claudio Nassi ha vissuto da casa, gustando le gesta dei suoi ragazzi dalla tv, senza un incarico, ma non con minore soddisfazione per una delle storie più belle del calcio italiano.

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